La vittoria del presidente Milei porterà ad una progressiva svendita dell’Argentina ad elites finanziarie ed Usa.
Questa in estrema sintesi la sorte decisa da un elettorato cieco che porterà alla svendita dell’Argentina e del suo immenso patrimonio naturale peraltro ancora sfruttato solo marginalmente.
Un elettorato cieco che ha già scordato le numerose leggi sociali smantellate in Argentina con il decreto 70/2023 in aggiunta alla liberalizzazione di settori strategici come ambiente, commercio estero, sanità e locazioni immobiliari.
Un elettorato cieco che ha già evidentemente dimenticato le sovvenzioni energetiche cancellate, il congelamento dei salari pubblici e che nel secondo trimestre dell’anno il deficit di Buenos Aires ha superato i $3 miliardi.
E’ così iniziata la mesta svendita di un Paese che sta per essere predato dalle elites finanziarie internazionali con in testa gli Usa in virtù del loro accordo di swap valutario da $20 miliardi in aggiunta ai $400 milioni utilizzati da Washington per acquistare pesos dell’Argentina e quindi “sostenere” la divisa di Buenos Aires.
Naturalmente la linea di credito Usa da $20 miliardi altro non è che un mero acquisto di influenza che implicitamente prevede nuove privatizzazioni, ulteriori tagli e specialmente un aumento della dipendenza del Paese dagli interessi stranieri a favore di un’ulteriore riduzione dell’autonomia politica di Buenos Aires.
La vittoria elettorale di Milei determinante per la svendita dell’Argentina e non a caso celebrata dal presidente Usa Trump
Le elezioni legislative di medio termine di Domenica 26 Ottobre sono state infatti vinte dal partito del presidente Javier Milei che ha addirittura raccolto circa il 41% dei voti mentre la coalizione peronista è rimasta inchiodata al 31% dei suffragi.
Come se non bastasse, pur non avendo ottenuto la maggioranza il presidente con la motosega potrà facilmente fare affidamento a gruppi minori a lui politicamente non lontani, come ad esempio quello dell’ex presidente Mauricio Macri, per poi procedere con la svendita dell’Argentina ad Usa ed a varie elites finanziarie internazionali.
Astensionismo, il complice del progetto di svendita dell’Argentina
La vittoria del presidente con la motosega è però da attribuire ad un fattore ben preciso e peraltro mai accaduto precedentemente, l’elevato astensionismo elettorale che questa volta ha toccato il 34%.
Ad una prima analisi dei flussi pare che ad avallare la vittoria di Milej e quindi dare il conseguente via libera alla svendita dell’Argentina ad elites finanziarie internazionali ed Usa sia stato proprio l’elettorato peronista che ha disertato l’appello elettorale.
A tutto ció bisogna aggiungere le difficoltà rappresentate da un nuovo sistema, privatizzato, di forniture di schede elettorali, la cosiddetta Boleta Unica de Papel – Bup, che ha cambiato il modo di votare in molte delle regioni dell’Argentina e che, secondo l’opinione di molti governatori dell’opposizione, avrebbe prodotto differenti fraintendimenti.
I beni comuni naturali, il patrimonio al quale mirano elites finanziarie internazionali ed Usa
Se guardata piú da vicino questa svendita appare piuttosto come un piano d’occupazione e di ricolonizzazione del Paese attraverso una strategia d’imperialismo finanziario in cui gli attivi dei grandi fondi come JP Morgan, Goldman Sachs e Black Rock lievitano come per incanto ed i vecchi lobbisti della guerra in Iraq appaiono come attori principali insieme ai nuovi ingegneri del genocidio sionista come l’impresa di gestione idrica israeliana Mekorot.
La proposta politica di Milei prevede il pagamento del debito dell’Argentina al Fmi rafforzando il nesso tra l’estrattivismo (modello economico politico di eredità coloniale fondato sull’estrazione intensiva di beni comuni naturali per l’esportazione) e le elites finanziarie di Wall Street svendendo risorse strategiche finite di cruciale importanza per il futuro del Paese latino-americano la cui estrazione, spesso illegale, prevede un profondo impatto socioambientale e culturale-indigena che suscita sempre piú proteste e resistenze della popolazione nelle regioni della Cordigliera delle Ande.
Solo con l’accordo tra il Segretario del Tesoro Usa Scott Bessent ed il Ministro dell’Economia argentino Luis “Toto” Caputo si è compiuta l’effettiva svendita alle elites finanziarie dell’Argentina di Milei.
Sia Bennent che Caputo provengono dal mondo della finanza con la differenza però che mentre lo statunitense brilla per il suo curriculum di speculatore finanziario, negli anni ‘90 sedeva infatti alla alla corte di George Soros da dove finanziava il progetto globalista di Clinton-Obama e partecipava alle speculazioni della svalutazione della Sterlina nel 1992 e dello yen nel 2013, l’argentino da parte sua ha ricoperto il ruolo di Ministro delle Finanze durante il governo di Mauricio Macri ufficializzando con il Fmi l’impagabile prestito di $44 miliardi.
Oggi l’aiuto a stelle e strisce all’Argentina va sotto gli slogan yankee di “comprare a basso prezzo e rivenderlo caro” (Bessent) e “l’Argentina sta lottando per la vita, sta morendo” (Trump).
Tra due anni avranno luogo le elezioni presidenziali, una sorta di ultimo appello al quale tutti gli elettori saranno chiamati forse per evitare la completa svendita dell’Argentina che inizierà comunque molto presto determinando gravi traumi economici ed un’ulteriore dipendenza estera.
Di sicuro il Paese arriverà alle prossime elezioni presidenziali più disciplinato nei conti ma estremamente diseguale oltre che vulnerabile ed infinitamente meno sovrano.
Nel frattempo l’elettorato che fino ad ora vissuto solo alcuni degli effetti dei tagli alla spesa pubblica, tra cui ricordiamo i più infami che colpiscono le pensioni di anzianità e dei disabili oltre che gli ospedali pediatrici (Garrahan) e l’alimentazione dell’infanzia, sembra essere stato incantato dal pifferaio magico Donald che ha promesso di salvare il Paese dal default facendo fiutare da lontano il miraggio della dollarizzazione dell’economia nazionale argentina.
Nel 2024 Milei aveva fatto leva sul feticismo dell’inconscio collettivo del 54% dell’elettorato argentino per cui il dollaro Usa è l’unico sinonimo possibile di stabilità nei risparmi.
Dopo l’incontro del Teatro Colón (Colombo) risulta piú che chiaro che l’unica dollarizzazione possibile sarà quella del prezzo delle bollette per i consumatori.
Il tentativo di privatizzare l’impresa di energia atomica Nucleoeléctrica e tutte dighe idroelettriche del Comahue (Patagonia del nord), Alicurá, El Chocón, Piedra del Águila y Cerros Colorados che generano il 15% dell’energía dell’Argentina sarà il fattore scatenante dell’ulteriore impennata dei prezzi, naturalmente in dollari, dell’energia.
L’elettorato cieco dell’Argentina avrà forse avuto modo di rilevare danni e devastazioni determinati dalla motosega che continuando a ronzare creerà squarci e crepe sempre più grandi tra chi avrà sempre di più e chi invece sempre di meno.
Dall’inizio del governo filosionista di Milei ad oggi l’aumento dei costi è stato di circa il 550% ma in futuro le cose potrebbero peggiorare perché bisognerà sommare alla cupidigia delle elites finanziarie il possibile abbassamento dei salari e gli effetti della riforma del mercato del lavoro che sta per dibattersi nel Congreso.
Come il governo procede con la svendita dell’Argentina alle elites finanziarie Usa ed internazionali
Alcuni dei suoi punti cruciali sono un “condono” per le imprese che hanno sfruttato fino ad oggi il lavoro in nero, render più facile licenziare senza costi con l’estensione del periodo di prova, sostituire le tutele storiche con fondi ed assicurazioni private, aumentare la flessibilità e la precarietà del lavoro, la limitazione del diritto di sciopero peraltro già ampiamente represso per mezzo del protocollo antipiquetes della Ministra Patricia Bullrich e la contrattazione per l’impresa.
Bisognerà vedere quale sarà la reazione della Confederazione Generale del Lavoro (Cgt), il sindacato più potente dell’Argentina, di fronte alla svendita dei diritti dei lavoratori attraverso un’agenda ultraneoliberale proposta da Fmi, Wall Street e tutte le varie elites finanziarie Usa ed internazionali.
Se Milei apre le porte dal punto di vista delle commodities energetiche (gas, petrolio, litio e uranio), idriche ed agroalimentari (soia, grano, mais, carne e pesce) agli Usa, da quello geopolitico gliele spalanca addirittura.
Nella Tierra del Fuego, l’ultima regione continentale dell’Argentina, presso la città di Usuhaia, vi è un progetto di cooperazione militare con gli Usa che potrebbero cofinanziare una base condivisa con l’esercito argentino.
Un progetto piuttosto pericoloso che potrebbe minare la pace nell’Atlantico del sud, sullo Stretto biocenanico di Magallenes e proiettare l’ingerenza di Washington addirittura sull’Antartide Argentina.
L’entusiastico e suicida consenso dell’elettorato cieco vero “motore” del dissesto socioeconomico dell’Argentina e della sua svendita alle elites finanziarie internazionali
D’altro canto l’opposizione peronista non ha mai nemmeno nominato l’alleanza economica dei Paesi Brics, unica vera alternativa possibile ed auspicabile alla Nato ed alla rinnovata Dottrina Monroe – o Dottrina Marco Rubio – per un Paese come l’Argentina il cui maggior partner commerciale è invece la Cina.
Lo scotto del Peronismo si deve non solo alla sua ignavia geopolitica (oltretutto aveva introdotto l’impresa sionista Mekorot) ma anche ai risultati del precedente governo di Alberto Fernandez che ha lasciato l’economia nazionale con un 1.020% di inflazione ed ha avuto la brillante idea di presentare come candidato alle presidenziali del 2024 proprio il Ministro dell’Economia Sergio Massa, anche lui come “Toto” Caputo ed altri appartenente al clan dei fondi finanziari.
Nonostante “l’industricidio”, i tagli allo stato sociale, la repressione e la svendita dell’Argentina alle elites finanziarie internazionali del governo del partito La Libertad Avanza che, dalla sua entrata in carica fino a oggi, ha causato la chiusura ed il fallimento di circa 20mila piccole e medie imprese, l’elettorato ha continuato a dargli fiducia.
Si tratta di un governo che dipendeva, almeno fino allo scorso 26 Ottobre, da un partito quasi inesistente, costruito a tavolino o meglio virtualmente sui social attraverso i suoi innumerevoli trolls.
Bisogna, a maggior ragione, ricordare le parole del Presidente dell’Argentina Peron quando, nel lontano 1954, ammoniva i suoi dicendogli:
“C’è una verità che deve essere impressa nella coscienza di ogni peronista: il popolo non si sbaglia mai.
Potrà essere ingannato momentaneamente dalla menzogna, potrà essere confuso dal nemico con la sua propaganda, ma il popolo – quando agisce liberamente e con fede nel proprio destino – trova sempre la strada della giustizia e della verità.
Perché il popolo è la Patria stessa e la Patria non può sbagliarsi quando si difende da sola.”
Sarà vero anche questa volta?
Non mancheremo di saperlo molto presto perchè in ballo, ora come non mai, vi sono anche gli incalcolabili beni comuni naturali di un Paese come l’Argentina sfortunatamente divenuto, grazie alla motosega, parte integrante e volontaria dei malvagi progetti che elites finanziarie internazionali ed Usa hanno in serbo da tempo per lui.
Giulio Soldani in collaborazione con la Redazione
Giulio Soldani
- Direttore dell’Accademia Virtuale Nueva Italia;
- docente di italiano presso la Scuola Secondaria Ausonia di Quilmes (Provincia di Buenos Aires);
- Conduttore del programma Mundos Paralelos – Periodismo Filosofico y Cosmovision – Fm La Boca – Città Autonoma di Buenos Aires;
- residente in Argentina dal 2009
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