Cresce il gruppo dei Brics, l’alternativa all’ordine mondiale occidentale per la dedollarizzazione dell’economia.
Dal 1′ Gennaio scorso ben nove Paesi sono entrati come partner nel gruppo dei Brics, le economie emergenti accomunate da un obiettivo estremamente ambizioso e cioè dar vita ad una alternativa all’ordine mondiale occidentale vigente.
In altre parole una aperta sfida all’egemonia Usa che non potrà essere vinta se non attraverso la dedollarizzazione dell’economia mondiale.
Il fronte dei Brics accoglie nove nuovi Paesi
I nove Paesi appena entrati nel gruppo dei Brics sono Uzbekistan, Uganda, Thailandia, Malesia, Kazakistan, Indonesia, Cuba, Bolivia e Bielorussia.
Altri quattro, peraltro non ancora specificati ma invitati ad unirsi al partenariato, potrebbero aggiungersi nel prossimo futuro al fronte dei Brics.
In tal caso i numeri rappresentati da quelle che erano state etichettate da Jim O’Neill della Goldman Sachs come economie emergenti rappresenterebbero veramente una sfida all’egemonia Usa specie con la progressiva dedollarizzazione dell’economia mondiale.
Un progetto datato che si sta peraltro realizzando sia attraverso il rafforzamento della valute dei Paesi aderenti ai Brics che delle loro versioni digitali attraverso gli investimenti che il gruppo ha effettuato nel Central Bank Digital Currencies (Cbdc).
La sfida all’egemonia Usa da parte delle economie emergenti dei Paesi Brics può essere vinta solo con la progressiva dedollarizzazione dell’economia mondiale
Per giungere alla dedollarizzazione dell’economia mondiale non è comunque necessario che le economie emergenti rappresentate dai Paesi Brics si dotino di una divisa comune concorrente ma, come sostenuto dall’economista Paul Craig Roberts, ma che potenzino le reciproche relazioni commerciali e si concentrino sulle singole rispettive valute.
A questo proposito vale più che mai la pena di sottolineare il pensiero del Presidente del Brasile Lula da Silva: “Ogni notte mi chiedo perché tutti i Paesi debbano basare il proprio commercio sul dollaro.”
Concentrarsi sulla propria valuta nazionale consentirebbe anche di aumentare il proprio spazio di manovra nei confronti del rispettivo debito pubblico che potrebbe essere denominato nella divisa in questione.
Stamparla permetterebbe quindi il pagamento del debito stesso.
Parte da lontano l’alternativa all’ordine mondiale occidentale da parte del Global South
Il gruppo originario dei Brics includeva Brasile, Russia, India, Cina e dal 2010 anche il Sud Africa.
La Russia aveva poi proposto nel 2006 che i Ministri degli Esteri dei Paesi aderenti al gruppo Brics avviassero periodici incontri annuali, cosa che aveva iniziato ad aver luogo in occasione dei meetings dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Dal mese di Gennaio 2024 e per la prima volta in 13 anni si sono registrati nuovi ingressi, per precisione Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Iran ed Egitto.
I numeri dei Brics, alternativa all’ordine mondiale occidentale
Qualora altri quattro Paesi non ancora specificati si aggiungessero nel prossimo futuro, il peso dei Brics si confermerebbe di estrema rilevanza visto che rappresenterebbe il 37% del commercio globale ed il 36% del Pil mondiale.
Estesi poi su una superficie ideale complessiva di circa 40 milioni di kmq, l’unità di queste economie emergenti darebbe voce al 47% della popolazione mondiale.
Da Gennaio l’Indonesia, una delle economie emergenti più promettenti, è entrata a pieno titolo a far parte dei Brics
L’ingresso dell’Indonesia nel gruppo dei Brics è stato annunciato ad inizio anno dal Brasile che quest’anno ha l’incarico di presiedere questo ambizioso forum economico e politico del Global South.
New Development Bank (Ndb)
Come dichiarato nel sito ufficiale, la New Development Bank (Ndb) è stata fondata nel 2015 dai Paesi aderenti al blocco Brics con lo scopo di svolgere il ruolo di isituzione finanziaria multilaterale destinata a mobilitare risorse a favore di infrastrutture e progetti di sviluppo sostenibili nell’interesse di una crescita equilibrata.
Il primo passo di sfida all’egemonia Usa per giungere alla dedollarizzazione dell’economia mondiale da parte della New Development Bank (Ndb) è stato e continua comunque ad essere la raccolta di prestiti e fondi in valuta locale.
L’erogazione di prestiti senza alcun intervento politico ed economico per la fruizione degli stessi è stata la caratteristica centrale della Ndb sin dalla sua istituzione, caratteristica di rottura totale nei confronti di Fmi e Banca Mondiale che al contrario hanno sempre posto vincoli di condizionalità ai Governi delle economie emergenti del Global South (e non solo) per poter beneficiare dei prestiti.
La New Development Bank contro vincoli di condizionalità e misure di aggiustamento economico imposte da Fmi e Banca Mondiale
Per intenderci, i vincoli di condizionalità richiesti da parte di Fmi e Banca Mondiale sono sempre stati costituiti da “misure di aggiustamento economico” e cioè pesantissime ingerenze dirette nei sistemi economici altrui come nel caso della Grecia alcuni anni fa.
La New Development Bank, il braccio operativo dei Brics, è nata a seguito della mancata riforma del Fmi
Il rifiuto da parte di Usa ed Ue alla riforma richiesta dalle economie emergenti del Global South per una più equa disribuzione delle quote di voto all’interno del Fondo Monetario Internazionale (Fmi) aveva portato alla creazione da parte dei Paesi Brics della New Development Bank, istituzione alternativa a quelle costituite nel lontano 1944 a seguito degli accordi di Bretton Woods.
Con sede a Shangai, la New Development Bank (Ndb) si basa sul Contingent Reserve Arrangement (Cra), un fondo di capitali di riserva assolutamente strategico per i Brics in quanto in grado di sostenere i Paesi membri anche con strumenti di liquidità per ridurre le difficoltà nel caso di “pressioni” sulla bilancia dei pagamenti.
La dedollarizzazione dell’economia mondiale può avvenire solo attraverso rafforzamento delle rispettive valute, New Development Bank (Ndb) e Contingent Reserve Arrangement (Cra)
In altre parole, New Development Bank (Ndb) e Contingent Reserve Arrangement (Cra) sono l’esatto contraltare della Banca Mondiale (Wb) e del Fondo Monetario Internazionale (Fmi) ideato e posto in essere dai Paesi Brics a seguito della mancata realizzazione di riforme del Fmi, riforme puntualmente deragliate a seguito dell’intervento Usa.
Il Brics Contingent Reserve Arrangement (Cra), trattato internazionale sottoscritto nel 2014 in Brasile
In merito alle risorse iniziali impegnate dai Paesi Brics nella realizzazione dell’impegno collettivo denominato Contingent Reserve Arrangement (Cra), il cui scopo fin dall’inizio è stato il reciproco sostegno di liquidità oltre ad integrazione e rafforzamento della rete di sicurezza finanziaria globale, l’apporto totale iniziale sotto il Cra è stato di US$100 miliardi di cui US$41 miliardi dalla Cina, US$18 miliardi rispettivamente da Brasile, Russia ed India e US$5 miliardi dal Sud Africa.
Con la dedollarizzazione dell’economia mondiale il Global South vuole ridurre la propria dipendenza dal dollaro Usa come valuta di riserva internazionale
Il progetto che accomuna le economie emergenti dei Paesi Brics si caratterizza anche per l’obiettivo di ottenere la dedollarizzazione dell’economia mondiale.
Non si tratta più solo di una sfida all’egemonia Usa ma bensì di una ricerca di alternativa all’ordine mondiale occidentale vigente, realizzabili entrambe con pieno successo attraverso il rafforzamento sui mercati delle rispettive divise dei Paesi Brics.
La sfida all’egemonia Usa da parte del Global South può essere vinta anche accantonando definitivamente il concetto di valuta di riserva
Secondo il pensiero del già citato economista Paul Craig Roberts se i Paesi Brics utilizzassero sempre più spesso per investimenti e commerci tra i membri le rispettive divise nazionali l’esigenza di vendere all’Occidente non sarebbe più una priorità.
Negli ultimi decenni molti Paesi si sono impegnati a vendere al nordamerica i loro prodotti in cambio di dollari per le riserve delle rispettive banche centrali, dollari successivamente convertiti in Buoni del Tesoro Usa per i quali Washington paga gli interessi.
Per l’economista Paul Craig Roberts la sfida all’egemonia Usa da parte delle economie emergenti del Global South attraverso la dedollarizzazione dell’economia mondiale può essere vinta anche senza una divisa unica alternativa
La domanda a questo punto è se per mantenere le loro riserve abbiano veramente necessità di altri dollari.
Scelta non priva di rischi di sicurezza finanziaria specie quanto visto accadere alla Banca Centrale russa da parte di Washington.
In ogni caso, il primo passo verso la dedollarizzazione dell’economia mondiale è rappresentato da un maggior ricorso alle proprie divise nazionali fra i Paesi Brics e di conseguenza la riduzione di dollari per le riserve delle rispettive banche centrali.
Questa operazione determina benefici quali un diretto controllo sulle proprie politiche monetarie ed una accresciuta stabilità economica.
Per contro, questo primo passo determinante per la dedollarizzazione dell’economia mondiale può portare conseguenze sui tassi di cambio a causa della volatilità a seguito della diminuzione della divisa Usa.
La dedollarizzazione dell’economia mondiale significa disinnescare la minaccia di sanzioni Usa
Oltretutto tale strategia consentirebbe ad ogni membro dei Brics non solo di mantenere una propria moneta forte ma di giungere al definitivo accantonamento del concetto di valuta di riserva, base principale del potere Usa.
Questo poiché il finanziamento del debito Usa può continuare stabilmente in quanto il debito stesso è costituito dalle riserve delle banche centrali ed aumentando il proprio debito gli Usa aumentano di conseguenza anche le riserve.
Da ciò deriva anche la capacità di Washington di imporre sanzioni.
La sfida all’egemonia Usa per realizzare un’alternativa all’ordine mondiale occidentale
In realtà non è solo il Global South rappresentato dalle economie emergenti a voler raggiungere questi scopi per sfuggire al controllo economico e politico dell’Occidente.
Attualmente infatti oltre la metà dei Paesi del globo ha preso posizione in varie maniere per il sabotaggio della divisa Usa attraverso una progressiva dedollarizzazione dell’economia mondiale, 14 hanno già intrapreso questo percorso economico ed in conclusione i sostenitori del biglietto verde sono stati numericamente surclassati dagli oppositori.
Il sistema pilota mBridge
Per indebolire fortemente il dominio del dollaro Usa alcuni Paesi appartenenti alle cosiddette economie emergenti si sono preparati da qualche anno.
Il sistema mBridge, piattaforma transfrontaliera per testare nei commerci internazionali le valute digitali delle banche centrali. ne è un esempio vincente che risale al 2019 quando la Banca Centrale Cinese aveva messo a punto questo sistema di pagamento utilizzando lo yuan digitale ed avvalendosi della collaborazione delle banche centrali di Emirati Arabi Uniti, Thailandia ed Hong Kong.
In tale caso i pagamenti avevano iniziato ad essere elaborati senza commissioni ed in tempo reali, aggirando qualsiasi ulteriore passaggio e rischio di sanzioni da Paesi terzi.
Il sistema pilota mBridge è stata un’iniziativa privata finalizzata allo sviluppo delle cbdc (central bank digital currency), valute digitali non emesse da banche commerciali bensì da banche centrali.
Il Brics Bridge
Il sistema Bridge che i Paesi Brics stanno elaborando sarà caratterizzato da un network di banche commerciali che attraverso la tecnologia della contabilità distribuita (Dlt), cioè non soggetta ad un controllo centralizzato delle transazioni, trasferiranno le valute digitali delle banche centrali.
La blockchain è forse l’esempio maggiormente conosciuto di tecnologia Dlt (distributed ledger technology) elaborata per creare sistemi di pagamento digitali.
Tra le economie emergenti del Global South un nuovo partner per i Paesi Brics, la Nigeria
Il Paese appena divenuto partner dei Brics è stato ufficialmente accettato con un annuncio del Governo del Brasile, Paese che detiene la presidenza del blocco per tutto l’anno in corso.
Si tratta del primo Paese del continente africano per popolazione e con un’economia tra le più dinamiche e la sua adesione conferma il progressivo ed inarrestabile consolidamento dei Brics come alternativa all’ordine mondiale occidentale vigente.
Con l’ingresso del nuovo partner africano i Brics danno voce e rappresentanza ad oltre metà della popolazione mondiale, quella delle economie emergenti
Il Paese in questione è la Nigeria, caratterizzata da un’economia diversificata, produttrice di petrolio, ricca di immense riserve di gas naturale ma orientata a trasformazione digitale ed innovazione.
Con il recentissimo ingresso della Nigeria nel blocco che propugna la sfida all’egemonia Usa realizzabile attraverso la dedollarizzazione dell’economia mondiale il gruppo dei Brics supera ormai la metà della popolazione globale.
Ed ecco le prime rabbiose reazioni di Washington verso la sfida all’egemonia Usa da parte del Global South
Incapace di concepire nuovi equilibri globali inevitabilmente alternativi e determinata a conservare il dollaro come strumento di ricatto finanziario a fini geopolitici, la nuova amministrazione si è espressa in maniera minacciosa per bocca del neo inquilino di Washington che ha intimato al 47% della popolazione del pianeta, che rappresenta il 37% del commercio ed il 36% del Pil globale, di non procedere sulla strada della dedollarizzazione dell’economia mondiale pena dazi del 100% sui prodotti esportati negli Usa.
Consolidare le singole rispettive valute potenziando le relazioni commerciali fra i Paesi Brics, strada praticabile per giungere alla dedollarizzazione dell’economia mondiale
Tale atteggiamento non fa altro che dimostrare il panico nutrito da Washington verso la possibilità di una nuova valuta introdotta dai Paesi Brics, vera sfida all’egemonia Usa, dimenticando però che le economie emergenti potrebbero perseverare in quanto già iniziato da tempo ed indicato dall’economista Paul Craig Roberts come praticabile alternativa all’ordine mondiale occidentale e cioè il potenziamento delle reciproche relazioni commerciali ed il consequenziale consolidamento delle singole rispettive valute.
Anche l’Uganda è entrato a far parte dei Paesi Brics
L’organizzazione intergovernativa Brics, di cui la Russia di Putin è lo storico ed indiscusso fondatore, guarda con sempre maggior attenzione alle economie emergenti dei Paesi africani, anch’esse realtà determinate a creare un’alternativa all’ordine mondiale occidentale attraverso la dedollarizzazione dell’economia mondiale.
Fra le economie emergenti del Global South vi è l’Uganda, il Paese africano entrato recentemente a far parte del gruppo dei Brics.
Mentre nel 2024 Egitto ed Etiopia si sono uniti ai Brics a tutti gli effetti, dal 1 Gennaio Nigeria ed Uganda lo sono in qualità di Paesi partner.
La solidarietà e trasversalità che caratterizzano il gruppo dei Paesi Brics hanno già dato i primi, rilevanti risultati sotto forma di ingenti investimenti esteri confluiti in Nigeria.
Questi ultimi ammontavano nel 2023 a circa $438 milioni mentre nel Giugno 2024 erano aumentati totalizzando ben $1,27 miliardi.
L’importanza strategica del continente con le sue numerose economie emergenti consapevoli che la salvezza, loro e di tutto il Global South, dipenda dalla dedollarizzazone dell’economia non solo africana ma mondiale è confermata dal loro progressivo, crescente numero all’interno del fronte dei Paesi Brics.
Coinvolgere sempre più l’Africa significa perseguire nella pratica la sfida all’egemonia Usa per creare un’alternativa all’ordine mondiale occidentale sottraendo a Washington un territorio ricco di materie prime e con un grande potenziale economico.
Nonostante le sfide che li attendono i Paesi Brics hanno sostanzialmente già vinto nel configurare un nuovo ordine mondiale non più bipolare ma bensì multipolare, nel pretendere maggiore partecipazione circa le decisioni strategiche e nel contenere lo sfruttamento delle proprie risorse.
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