Dopo il riconoscimento della cucina italiana dall’Unesco un’esclusiva intervista al giornalista enogastronomico Pietro Sorba.
Il prestigioso riconoscimento della cucina italiana come Patrimonio Culturale Immateriale da parte dell’Unesco, avvenuta peraltro nel corso della Settimana della Cucina Italiana nel Mondo, ha rafforzato ulteriormente l’attenzione internazionale sul Made in Italy eno-agroalimentare, un settore con relativa filiera il cui valore equivale a venti finanziarie.
In effetti il settore eno-agroalimentare italiano, composto da oltre quattro milioni di lavoratori e ben 700mila aziende agricole, ha generato nel solo 2024 esportazioni per oltre €67 miliardi.
Il giornalismo enogastronomico protagonista nella diffusione e valorizzazione della cucina italiana
Redigere testi editoriali e contenuti multimediali, pubblicare recensioni di ristoranti e descrizioni delle zone di origine delle innumerevoli specificità che caratterizzano la tradizione gastronomica italiana, organizzaare manifestazioni ed eventi in questo caso finalizzati alla divulgazione della corretta ed originale cucina italiana e dei suoi ingredienti battendosi contro il fenomeno negativo dell’italian sounding.
Questi in estrema sintesi i ruoli che competono ad un giornalista enogastronomico che, alla luce delle enormi ricadute economiche determinate dal settore del Made in Italy eno-agroalimentare, ricopre un ruolo estremamente rilevante.
Il seguente articolo è opera di Rodolfo Ellena, scrittore al quale abbiamo dedicato una precedente intervista (vedi link: Rodolfo Ellena, scrittore italiano d’Argentina) in qualità di autore di Due con la Trinità.
Pietro Sorba, affermato protagonista del giornalismo enogastronomico e profondo conoscitore della cucina italiana, è un genovese che dagli anni ’90 fa parte dell’ecosistema dei media d’Argentina, distinguendosi per la sua professionalità nell’affrontare un tema che per gli argentini ha un’importanza capitale: il cibo.
Qualsiasi riferimento all’italianità dal punto di vista gastronomico dovrebbe includerlo tra i tre professionisti di consultazione permanente alla luce del suo ruolo rilevante di giornalista enogastronomico.
Ed è esattamente ciò che abbiamo fatto.
È un italiano che vive all’estero e porta l’Italia ovunque si trovi, abbiamo avuto il piacere di intervistarlo e non abbiamo perso l’occasione.
Italiani nel mondo, con voi il Signor Pietro Sorba.

Rodolfo Ellena: Perché ha scelto l’Argentina come luogo in cui vivere?
Pietro Sorba: Viaggiavo in Argentina per conto di un’azienda italiana che si occupava di catering industriale e che in quel periodo aveva la sede centrale a Venezia.
Uno dei nostri clienti aveva la sede centrale proprio qui in Argentina, dunque venivo per seguire quel conto.
Sono venuto una volta, due volte, tre volte e ciò ha coinciso con il mio desiderio di cambiare professione.
Alla fine, per una serie di ragioni concomitanti, decisi di trasferirmi in Argentina perché è un Paese in cui un italiano si sente molto a suo agio: le persone, il modo di parlare, il modo di relazionarsi, il cibo, l’ambiente… tutto contribuisce a far sentire un italiano “a casa”.
Così decisi di stabilirmi in Argentina nel 1992 quando avevo quasi trent’anni.
Ho vissuto una prima vita in Italia ed ora ne ho una seconda in Argentina benché continui ad avere un forte legame con l’Italia, Paese al quale ritorno ogni anno e dove mi fermo per almeno due o tre mesi.
Il Made in Italy eno-agroalimentare significa 328 specialità Dop/Igp/Stg riconosciute, 529 vini Dop/Igp e 5.547 prodotti alimentari tradizionali, questi i numeri strabilianti rappresentati dalla cucina italiana
Rodolfo Ellena: Conosciamo normalmente diverse branche del giornalismo: politico, sportivo, di spettacolo, di moda.
Che cosa significa essere un giornalista enogastronomico, così come lei si definisce, in Argentina?
Le chiedo anche: si tratta di una nomenclatura esistente o l’ha coniata lei?
Pietro Sorba: Il giornalista enogastronomico è una figura esistente e credo di utilizzarla perché descrive con precisione il lavoro che svolgo: registrare, analizzare ed informare su tutto ciò che riguarda la gastronomia, cioè il legame che i popoli hanno con l’ambiente in cui vivono.
Il suo compito è analizzare questa relazione e comunicarla da diversi ambiti: ristoranti, bar, cantine, produttori di vino, di alimenti, cucine regionali, ecc.
Poi ogni professionista del giornalismo enogastronomico tende a specializzarsi maggiormente ad esempio in vini, ricettari, analisi dei contesti gastronomici e così via.
Il recente riconoscimento conferito alla cucina italiana da parte dell’Unesco potrebbe determinare una sensibile crescita non solo del Made in Italy eno-agroalimentare ma anche del turismo nella misura del 6% nel prossimo futuro.
Rodolfo Ellena: Tra la quindicina di libri che ha pubblicato nel suo ruolo di giornalista enogastronomico – “Bodegones de Buenos Aires”, “Pizzerías de Buenos Aires”, “Parrillas de Buenos Aires” – appare anche un altro volume: “Sabores de Córdoba”.
Questo ha a che vedere con la quantità di italiani residenti in quella provincia?
Inoltre, in un altro dei suoi libri, “Restaurantes de las colectividades de Buenos Aires”, lei indaga un tema particolare. Vorrei che ci spiegasse che cosa l’ha spinta ad esplorarlo e quanto della collettività italiana è rispettato in quella gastronomia.
Pietro Sorba: Il libro su Córdoba nasce quasi per caso perché un’istituzione culturale cordobese mi commissionò un lavoro di ricerca interessante per il mio ruolo svolto nel giornalismo enogastronomico in Argentina.
Da quell’incarico prese avvio il progetto del libro legato al percorso del “Camino Real”, quell’antica via di comunicazione che dall’Alto Perù scendeva fino in Argentina al Río de la Plata.
Ci interessava analizzare quel tratto cordobese e scoprire che cosa ci fosse di rilevante dal mio punto di vista di giornalista enogastronomico, quali eredità avesse lasciato quel cammino.
Così il libro nacque da una richiesta istituzionale e decisi poi di trasformarlo in un volume ed in una serie televisiva.
Per quanto riguarda il libro dedicato ai ristoranti delle collettività, mi sembra che non sia un caso.
Risponde all’idea di continuare ad analizzare in profondità tutti gli elementi che costituiscono l’ossatura della nostra gastronomia.
In un Paese di immigrati come l’Argentina un osservatore non può evitare di posare lo sguardo su un fenomeno della portata della cucina italiana.
Come giornalista enogastronomico mi è sembrato interessante cercare i ristoranti delle varie collettività.
Quanto agli italiani, curiosamente la collettività italiana in Argentina non possiede quasi per nulla ristoranti all’interno delle proprie associazioni od enti, contrariamente a quanto accade con quella spagnola, che praticamente in ogni sede ha un ristorante.
Le collettività italiane, in generale, non li hanno: credo che i casi siano pochissimi.
Ciò può dipendere dal fatto che nemmeno in Argentina la cucina italiana ha avuto bisogno di esprimersi attraverso istituzioni od enti poiché è diventata parte della cucina quotidiana della maggior parte delle famiglie del Paese, cosa che non accade con altre collettività.

Rodolfo Ellena: Mi ha colpito un suo materiale su YouTube riguardo ad un percorso fatto insieme ad un altro professionista attivo nel giornalismo enogastronomico sull’origine della fugazzetta.
A partire da quell’adattamento del piatto tra cucina italiana ed argentina ho pensato al concetto di “lunfardo culinario”.
Secondo lei, quella modificazione linguistica avvenuta in Argentina nel Río de la Plata con l’arrivo dell’immigrazione ha avuto ripercussioni anche su alcuni piatti?
Pietro Sorba: Non credo esista un fenomeno esteso di “lunfardo culinario”.
Possono esserci casi come il tuco, la fugazzetta, ma non molto di più per quanto riguarda neologismi o modi di dire legati a quella mescolanza tra dialetti italiani e castigliano.
Non mi sembra un fenomeno rilevante.
I pochi casi esistenti non giustificano la tesi di un lunfardo gastronomico in Argentina.
Rodolfo Ellena: Dal 2018 lei è Ambasciatore della Città di Genova nel mondo.
Vorrei che ci spiegasse quali sono le sue funzioni in questo ruolo, quali responsabilità comporti e come la sua attività influisca sulla cultura italo-argentina.
Pietro Serba: Nel 2018, il Sindaco di Genova – che coordina una sorta di task force di ambasciatori, se così la si può definire – decise di includermi in quel gruppo di 120/140 persone: genovesi che si distinguono nelle loro professioni e che cercano di costruire ponti con il Paese in cui vivono o risiedono diffondendo la conoscenza della cultura e dei valori genovesi.
Qualcuno segnalò il mio lavoro di giornalista enogastronomico e fui nominato all’interno di questo gruppo di ambasciatori culturali della Città di Genova nel mondo.
È un po’ lo stesso spirito del titolo di Cavaliere della Repubblica Italiana che mi era stato conferito qualche anno prima, con l’Ordine della Stella d’Italia, una delle branche dei Cavalieri che si occupa di rafforzare i legami culturali tra l’Italia ed il Paese in cui il Cavaliere risiede.

Rodolfo Ellena: Esiste un fenomeno, l’italian sounding soprattutto in ambito gastronomico, che non sempre rispetta l’italianità del prodotto.
Come pensa che questo influisca sulla trasmissione della cultura della cucina italiana?
Come giornalista enogastronomico qual’è la sua opinione in merito?
Pietro Sorba: L’italian sounding è un fenomeno fondamentalmente negativo legato all’immagine della cultura e della tradizione gastronomica italiana perché nella maggior parte dei casi presenta immagini distorte e non corrispondenti ai valori autentici del Paese.
Se ad un primo sguardo superficiale si può pensare che contribuisca a diffondere l’immagine dell’Italia, ad una riflessione più profonda ci si accorge che il danno generato alla cucina italiana è maggiore del beneficio che deriverebbe dall’uso della parola “Italia”.
Per questo motivo, anche come giornalista enogastronomico in Argentina, non lo ritengo affatto un elemento positivo: molti prodotti e/o ricette si moltiplicano senza avere alcun legame con l’identità della cucina italiana.
Lo stesso vale per i prodotti elaborati in modo approssimativo, senza conoscenza, senza riferimenti chiari all’originale italiano. Ecco perché considero l’italian sounding un fenomeno che apporta nulla alla cultura italiana, anzi è un fenomeno che confonde e distorce la cultura del nostro Paese.
L’articolo di Rodolfo Ellena ha conseguito due importanti scopi, il primo è quello di aver fatto conoscere ad un pubblico internazionale l’attività di un profondo conoscitore della tradizione gastronomica italiana come Pietro Sorba, affermato giornalista enogastronomico in Argentina.
Il secondo è stato l’aver sottolineato la funzione del giornalismo enogastronomico che, dopo la Settimana della Cucina Italiana nel Mondo ed il riconoscimento Unesco, può veramente svolgere un grande ruolo contro l’italian sounding e per la diffusione della vera cucina italiana.
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