Il recente crollo della Borsa di Tokyo ha nuovamente evidenziato la fragilità delle economie mondiali tutte interconnesse.
Di conseguenza le prospettive future non potranno che dipendere dalle risposte comuni che non solo il Giappone ma bensì l’intera comunità internazionale dovranno fornire a seguito dell’ennesimo campanello di allarme rappresentato appunto dal crollo della Borsa di Tokyo innescata dalla risalita dello yen.
Per intanto guardiamo brevemente a quanto accaduto in questa settimana a dir poco convulsa.
Lunedì 05-08: inizia il crollo della Borsa di Tokyo che con perdite del 12.4% trascina in piena sofferenza tutti i listini internazionali.
La causa è da imputarsi alla risalita dello yen che, da oltre un decennio, è diventata la divisa più indicata per le operazioni finanziarie di carry trade.
Con i tassi di interesse USA al 5% e quelli relativi allo yen addirittura negativi, il business si presentava di estremo interesse.
Malauguratamente il nuovo Governatore della BoJ aveva sorpreso tutti rialzando di 0,25 punti percentuali i tassi di interesse determinando una salita a 0,5 punti percentuali il prime loan, il tasso base per le operazioni di carry trade.
Pare poi che tali operazioni avrebbero dovuto aggirarsi in giornata intorno all’equivalente di $30mila miliardi, per certo troppi in assoluto.
Le chiusure in Europa sono state da profondo rosso e nonostante il tentativo di recupero finale sulla base dell’indice dei servizi USA, Milano si è confermata la peggiore.
Intanto il selloff si era esteso a macchia d’olio contagiando in particolare il Nasdaq di Wall Street condannando i titoli high-tech a pagare forse il prezzo più alto.
Dopo mesi di corsa incessante, ora inceneriscono tutti i record di capitalizzazioni conseguiti.
Martedì 06-08: i listini internazionali tentano disperatamente il rimbalzo sulla scia della Borsa di Tokyo che recupera il 10,7% avvicinandosi ai livelli di un anno fa con l’indice Nikkei salito da 3.360,39 a 34.818,81 nella sola prima ora di negoziazioni.
Nel frattempo si comincia a cercare la causa, o meglio una delle principali, del crollo della Borsa di Tokyo ed uno dei maggiori imputati è la valuta giapponese, per meglio dire la bolla giapponese sul cambio.
Forte distacco tra prezzi di mercato e valori sottostanti denunciano le bolle che però, pur se visibili, nessuno sa quando scoppieranno.
Mercoledì 06-08: continuano le analisi su un altro fattore rilevante della crisi che, nata dal crollo della Borsa di Tokyo, si è immediatamente estesa infierendo in particolare contro i titoli dei listini high-tech USA.
Molto recentemente infatti gli investitori avevano iniziato un riposizionamento progressivo dalle azioni high-tech a quelle meno sensibili ai cicli economici.
Sicuramente per via dei dubbi non solo circa l’effettiva reddittività delle scelte operate ma anche in merito alla solidità della congiuntura USA che nello scorso mese di Luglio non aveva avuto alcun taglio dei tassi di interesse.
In conclusione l’economia USA resta sul banco degli imputati con i timori di contagio internazionale nel caso di una sua recessione.
Molti esperti temono una disoccupazione fuori controllo che potrebbe determinare un forte rallentamento dell’economia USA mentre altri ipotizzano un taglio di 25 punti base da parte della FED qualora l’instabilità dei mercati dovesse prolungarsi.
Per una analisi professionale del crollo della Borsa di Tokyo, delle sue cause e specialmente di quali posizioni assumere in tali casi rimandiamo ad un articolo breve ma esaustivo intitolato “Il Crollo della Borsa di Tokyo: Cause, Conseguenze e Prospettive Future” (vedi link: Il Crollo della Borsa di Tokyo) a cura del consulente finanziario Enrico Rota (vedi link: enricorota).
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