L’Ungheria realizzerà un nuovo oleodotto con i partner Serbia e Russia sfilandosi così dalle sanzioni boomerang di Bruxelles.
L’annuncio relativo all’imminente costruzione del nuovo oleodotto lungo 300 km e con una capacità annua di 5 milioni di tonnellate è stato dato recentemente da Péter Szijjártó, ministro degli Affari Esteri e del Commercio dell’Ungheria.
Per quanto riguarda Belgrado (vedi link: Construction of oil pipeline with Hungary) i lavori per l’oleodotto di imminente costruzione, che attraverserà la Serbia per 120 km, inizieranno il prossimo anno per concludersi nel 2027 mentre nei pressi del confine con l’Ungheria sorgerà una stazione di misurazione.
Al diciottesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia (vedi link: europa.eu), che include il divieto di acquisto di gas di Mosca da parte di Paesi dell’Ue, Budapest ha reagito con un netto quanto legittimo rifiuto non essendo assolutamente disposta a subire ancora una volta l’effetto boomerang dei provvedimenti europei.
“Mentre Bruxelles vieta l’energia dalla Russia, taglia i legami e blocca le rotte, noi abbiamo bisogno di più fonti e più rotte. L’Ungheria non cadrà vittima di queste decisioni disastrose” ha dichiarato il ministro aggiungendo che “oggi non esiste sicurezza energetica ungherese senza la Serbia, e non esiste sicurezza energetica serba senza l’Ungheria”.
In effetti la stabilità energetica di Budapest dipende quasi esclusivamente dal flusso di gas che dalla Russia arriva in Ungheria dopo aver attraversato la Serbia.
Quello in questione è l’oleodotto TurkStream che con una capacità annua di 31,5 miliardi di metri cubi raggiunge la Serbia dopo aver attraversato la Turchia europea ed essere passato sotto il Mar Nero.
La violazione della sovranità nazionale dell’Ungheria da parte di Bruxelles
Oltretutto, secondo il ministro degli Affari Esteri e del Commercio di Budapest Peter Szijjarto, quanto la Commissione Ue intende fare è “una grave violazione della sovranità nazionale” preso atto che le politiche energetiche, secondo i trattati europei, restano di esclusiva competenza dei singoli Paesi.
La Commissione Ue punta ad ottenere la piena indipendenza energetica e spera di chiudere definitivamente con le importazioni dalla Russia di petrolio e gas entro la fine del 2027 attraverso una proposta legislativa.
Per quanto riguarda Ungheria e Slovacchia, Budapest e Bratislava potranno beneficiare di una parziale deroga al blocco totale, anche per i contratti a lungo termine, che entrerà in vigore il 31 Dicembre 2027 ma dovranno programmare e portare a termine piani finalizzati alla diversificazione.
Sulla base di un accordo della durata di 15 anni sottoscritto nel 2021 con Gazprom, l’Ungheria attualmente riceve su base annua circa 4,5 miliardi di metri cubi di gas dalla Russia ma ha sempre visto respinte dalla Commissione Europea le richieste di finanziamenti destinati alla realizzazione di progetti indispensabili ed alternativi alla dipendenza da combustibili fossili, come più volte sostenuto da Csaba Marosvari, vice segretario di Stato per la Sicurezza Energetica.
Intanto Kiev continua ad acquistare gas dalla Russia grazie all’oleodotto Turkstream mentre i Paesi europei con le loro sanzioni boomerang devono strapagarlo importandolo dagli Usa
Mentre Bruxelles ha gravemente compromesso le economie dei Paesi europei con vaneggiamenti guerrafondai e sanzioni che si sono rivelate un eccezionale boomerang, Kiev continua ad acquistare più che mai gas dalla Russia attraverso l’oleodotto Turkstream, di estrema rilevanza per Bratislava e Budapest, proprio con i fondi versati loro dai velleitari leaders della Ue.
Grazie a questo oleodotto che collega Slovacchia, Ungheria, Turchia e Russia gli acquisti da parte di Kiev di gas importato da Mosca sono aumentati di ben 16 volte raggiungendo il massimo nello scorso mese di Luglio con 833 milioni di metri cubi (vedi link: Le importazioni di gas in Ucraina).
Nel frattempo l’Ue sta valutando provvedimenti per colpire l’Ungheria “rea” di anteporre le proprie irrisolte esigenze prioritarie alle sanzioni boomerang di Bruxelles e nel verbale della riunione dei commissari tenutasi a Strasburgo il 17 Giugno scorso è emersa l’intenzione di valutare misure non meglio definite contro quanti intrattengano ancora rapporti in campo energetico con la Russia.
A questo proposito è importante sottolineare che Budapest aveva ottenuto garanzie che non fossero imposte sanzioni all’espansione della centrale nucleare Paks II, espansione possibile esclusivamente grazie al sostegno della Russia.
I provvedimenti in fase di valutazione non colpirebbero soltanto Budapest ma anche Belgrado, visto che la Serbia risulta un Paese candidato.
Il progetto in fase avanzata dell’oleodotto dell’Ungheria con i partner di Serbia e Russia era già stato ufficializzato a Febbraio
Il progetto, sviluppato dalla società ungherese Mol e dalla serba Transnafta, mira a collegare la raffineria di Százhalombatta in Ungheria con il centro urbano di Algyő per poi concludersi in Serbia a Novi Sad.
Attraverso l’Ungheria il nuovo oleodotto collegherà Belgrado con la rete Druzhba.
Il Governo dell’Ungheria aveva peraltro già annunciato nel Febbraio scorso (vedi link: Major energy security investment) di aver terminato gli studi di fattibilità e che per l’oleodotto di prossima realizzazione sarebbero stati destinati €320 milioni.
Tass (vedi link: Hungary, Serbia, Russia hold talks on new oil pipeline project), agenzia stampa di Mosca, ha riferito in merito al progetto di Ungheria e Serbia che l’annuncio fatto lo scorso 21 Luglio è stata la prima indicazione pubblica della partecipazione della Russia ai colloqui inerenti al nuovo oleodotto.
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