Alla conferenza di Monaco vincono mentalità di guerra, politica di riarmo e spese militari per la Nato come vogliono gli Usa.
Continua drammaticamente la campagna mediatica di paura e mentalità di guerra scatenata pochi mesi fa dal nuovo segretario generale della Nato Mark Rutte e finalizzata a politiche di riarmo ed aumento delle spese militari per la Nato.
Questa volta è stata von der Layen a rinnovare gli appelli bellicisti annunciando alla conferenza di Monaco di voler introdurre una clausola di salvaguardia al Patto di Stabilità per consentire ai Paesi Ue di aumentare le spese militari per il riarmo della Nato.
La clausola di salvaguardia al Patto di Stabilità per aumentare spese militari e riarmo della Nato con austerità e tagli alla spesa sociale
Quanto annunciato alla conferenza di Monaco da von der Layen è stato peraltro auspicato dal Governo italiano nel corso degli ultimi due anni, scorporare cioè quanto destinato a rinnovate spese militari per il riarmo della Nato nel solo ed esclusivo interesse delle industrie delle armi.
Qualora la clausola di salvaguardia al Patto di Stabilità ventilata durante la Conferenza di Monaco venisse approvata, le spese militari per il riarmo della Nato verrebbero descritte dai vari Paesi europei in una sorta di codice di condotta che definirebbe quanto possa essere scorporato.
In tal modo non vi sarebbe alcun impatto negativo sulle cifre di deficit e debito a seguito di quanto dilapidato in armi da parte dei singoli Stati.
In ogni caso ad anticipare con altre parole l’imminente introduzione della clausola di salvaguardia al Patto di Stabilità per poter accelerare il riarmo della Nato ed aumentare liberamente le spese militari come ordinato da Washington ci aveva già pensato a fine Gennaio il nuovo presidente del Consiglio europeo Antonio Costa che aveva più volte sottolineato l’esigenza di costruire l’europa della difesa e di sostenere Kiev “per tutto il tempo necessario”.
In altre parole, ancora e sempre guerra, armi e spese militari.
Ma l’aumento delle spese militari per il riarmo della Nato nonostante la clausola di salvaguardia al Patto di Stabilità farebbe esplodere il debito pubblico in Italia
Il debito pubblico in Italia si aggira intorno al 140% del Pil ma dovrebbe tendere al 60% come auspicato da anni dai rigoristi di Bruxelles ai quali appartiene lo stesso Mark Rutte.
Mark Rutte, da falco rigorista ad estremo sostenitore del deficit se per spese militari finalizzate al riarmo della Nato
Il nuovo segretario generale della Nato nel discorso in occasione del suo insediamento ha invece sostenuto l’esigenza di una “mentalità di guerra” e pertanto di veder necessario innalzare la soglia delle spese militari della Nato addirittura al 3% del Pil.
Già si delineano i prossimi tagli per finanziare spese militari e riarmo della Nato
Gli imminenti tagli per oltre €11,3 miliardi fino al 2039 colpiranno nei prossimi 5 anni il fondo per la transizione verde nella misura di circa €4,6 miliardi e poi ricerca e settore automotive.
L’Italia ha raggiunto ormai l’1,75% del Pil per difesa e spese militari e come peraltro sottolineato recentemente dall’agenzia di rating Moody’s procedere sulla strada del riarmo non solo renderebbe impossibile la riduzione del debito pubblico in particolare per Madrid e Roma ma renderebbe l’Italia estremamente vulnerabile.
Nonostante tutto, alcuni Paesi europei come la GB, membro della Nato malgrado la Brexit, sta valutando di incrementare ulteriormente i finanziamenti destinati alle spese militari che al momento sono superiori al 2,3% del Pil.
Nell’ultima legge di bilancio il Governo ha stanziato €13 miliardi solo per spese militari e riarmo
Il Governo italiano ha stanziato, su complessivi €32 miliardi, ben €13 miliardi per riarmo e spese militari della Nato ma per arrivare al 5% del Pil come ipotizzato dagli Usa occorrerebbe alzarle del 300% arrivando in tal modo ad €100 miliardi, una follia che peraltro dovrebbe essere accompagnata da circa 500mila nuovi soldati.
Sempre secondo Moody’s qualora l’Italia continuasse a dedicare crescenti risorse per riarmo e spese militari Nato, magari in virtù della prossima clausola di salvaguardia al Patto di Stabilità come peraltro ventilata alla conferenza di Monaco, entro il 2030 porterebbe il debito pubblico al 147% del Pil.
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