Facendo leva su presunte minacce militari della Russia in primis, la Nato vuole generare paura per maggiori spese militari.
E’ questo, in estrema sintesi, l’elemento centrale del discorso di insediamento di Mark Rutte, il nuovo segretario generale della Nato, che ha sostenuto l’esigenza di passare ad una “mentalità di guerra” accelerando la corsa al riarmo ed innalzando la soglia delle spese militari della Nato addirittura al 3% del Pil.
Due anni fa un proiettile da 155 mm costava €2mila ma oggi costa €8mila, di questo passo nemmeno il 3% del Pil basterà a soddisfare la mentalità di guerra voluta dal segretario generale della Nato
L’Italia ha raggiunto l’1,75% del Pil per la difesa ma secondo il segretario generale della Nato, uno dei falchi rigoristi del nord europa in materia di austerità e bilancio, ora va benissimo anche un eventuale debito comune per la difesa qualora concordato attraverso appositi titoli di debito.
L’Ue e gli Stati membri hanno stanziato complessivamente a sostegno di Kiev nella guerra contro la Russia €124 miliardi
Per Mark Rutte & rigoristi del nord europa il debito è quindi ben visto solo se finalizzato a riarmo della Nato e spese militari.
In questa direzione di maggiori spese militari della Nato e crescente paura con relativa mentalità di guerra si è appunto mosso il recente piano dei Ministri degli Esteri di Gran Bretagna, Spagna, Polonia, Francia, Germania e purtroppo Italia.
Anche secondo Moody’s la corsa al riarmo della Nato renderebbe l’Italia estremamente vulnerabile
In merito alla questione delle spese militari della Nato si era espressa recentemente anche l’agenzia di rating Moody’s che aveva dichiarato come il riarmo avrebbe reso estremamente difficile la riduzione del debito pubblico in particolare per Spagna ed Italia.
In entrambi i casi, ritenuti peraltro da Moody’s estremamente vulnerabili, il profilo di credito si sarebbe ulteriormente indebolito senza contare il livello popolare estremamente basso in termini di consenso a qualsiasi mentalità di guerra o ad ulteriori aumenti delle spese militari.
Sempre secondo l’agenzia di rating, qualora l’Italia avesse raggiunto il 2% da destinare al riarmo della Nato, il debito pubblico avrebbe toccato il 147% del Pil nel 2030.
L’Ue e gli Stati membri hanno stanziato a sostegno di Kiev nella guerra contro la Russia €47,8 miliardi di assistenza finanziaria
Da notare che nel suo discorso di insediamento il nuovo segretario generale della Nato Mark Rutte ha giudicato ormai insufficiente la soglia del 2% del Pil a sostegno di una corsa al riarmo con ingente crescita delle spese militari per la Nato.
Uno scenario improponibile già ora per l’Italia oltre che essere privo di alcun senso.
In realtà a spingere la Ue per il riarmo della Nato e ad aumentare gli investimenti in spese militari sono gli Usa che fornirebbero la componentistica necessaria a quanto prodotto in europa.
L’Ue e gli Stati membri hanno stanziato a sostegno di Kiev nella guerra contro la Russia €45,5 miliardi di assistenza militare
Nel frattempo questa corsa generale al riarmo determinata da una insana mentalità di guerra ha già spinto la Germania, per quanto concerne le crescenti spese militari per la Nato, ad attestarsi intorno al 2% del Pil e la Gran Bretagna al 2,5%.
Secondo il Kiel Institute Ue e Stati membri hanno promesso altri €115,9 miliardi di aiuti nella guerra contro la Russia
La Gran Bretagna poi, evidentemente non paga di innalzare le spese per il riarmo della Nato all’esorbitante 2,5% del proprio Pil, ha recentemente annunciato che il prossimo anno sosterrà il conflitto in corso contro la Russia destinando a Kyev circa $286 milioni in aiuti militari, droni e sistemi di difesa antiaerea.
Come sostenuto su Milano Finanza da Roberto Sommella “la guerra è ormai un business fiorente e noi stessi la finanziamo più di tanti altri settori”
Ma tutto ciò non è sufficiente per il segretario generale della Nato che ha ribadito che “avremo bisogno di molto più del 2%” da destinare al budget delle spese militari.
L’Ue ha elaborato la Strategia dell’Industria Europea della Difesa, un piano da €100 miliardi
La difesa non rientra nelle competenze dell’esecutivo di Bruxelles e per questo motivo è stata predisposta la Strategia dell’Industria Europea della Difesa il cui scopo è quello di rendersi indipendenti da altri fornitori.
La Ue poi ritiene che investire in spese militari possa determinare un rilancio sia della competitività che dell’economia del continente.
In ogni caso l’incremento delle spese militari in nome di un opaco concetto di difesa europea deve essere in stretta collaborazione con la Nato come sottolineato più volte dal presidente della Commissione europea.
E’ palese che la Strategia dell’Industria Europea della Difesa, peraltro già illustrata ad inizio anno, dà il via ad una effettiva corsa al riarmo in simultanea con l’acuirsi delle tensioni nell’articolato scenario geopolitico globale.
Scandinavia, un esempio di come la paura di presunte minacce militari di Russia & Co possa servire alla cricca guerrafondaia a creare la mentalità di guerra voluta da Mark Rutte
Nel suo discorso di insediamento, il segretario generale della Nato ha [ovviamente] evocato con veemenza il pericolo rappresentato non solo dalla Russia ma anche da Cina, Corea del Nord ed Iran, in altre parole il blocco che si oppone alle politiche Usa.
Una particolare attenzione è stata dedicata da Mark Rutte alla Cina che, a suo dire, sta aumentando le armi nucleari senza trasparenza e limitazioni.
Nel frattempo, per convincere i Paesi europei ad intraprendere una progressiva politica di riarmo della Nato sostenuta da ingenti spese militari, la cricca guerrafondaia euroatlantista ha già iniziato a creare una psicotica mentalità di guerra.
Il Governo in Svezia ha iniziato dallo scorso mese di Novembre una campagna capillare non solo per creare paura ma anche quella mentalità di guerra tanto cara al segretario generale della Nato.
A questo scopo a provveduto a far distribuire un opuscolo di una trentina di pagine (vedi link: In case of crisis or war) intitolato “Se arriva una crisi od una guerra” dove vi sono numerosi suggerimenti qualora dovessero avverarsi cyber attacchi, eventi patogeni pericolosi o piuttosto un attacco militare da parte di una superpotenza [chissà quale?].
Qualora vogliate sapere dove riparavi in caso di attacchi aerei piuttosto che fermare una emorragia o fronteggiare una situazione emergenziale e sopravvivere per una settimana troverete la giusta risposta nell’opuscolo svedese che, comunque, ricorda a tutti il dovere di difesa [nientemeno…] totale contenuto in un paragrafo a parte.
Ma non basta.
In Svezia la cricca guerrafondaia fomenta la paura anche ipotizzando 30mila morti da seppellire, tutto va bene pur di aumentare le spese militari per il riarmo della Nato
Per incrementare paura e psicosi di guerra l’Agenzia nazionale per le emergenze civili ha incaricato la Chiesa di Svezia di prepararsi qualora dovessero essere seppellite 30mila persone.
Il Governo ha infatti chiesto al Comune di Goteborg di localizzare un terreno di dieci ettari dove inumare rapidamente il 5% della popolazione.
Ma il caso scandinavo non è affatto isolato
La campagna di paura e psicosi finalizzata a giustificare esorbitanti spese militari destinate alla corsa al riarmo della Nato sta coinvolgendo anche il Belgio come il quotidiano Le Soir (vedi link: Kit di emergenza) testimonia in maniera inequivocabile.
Anche in Belgio sta per iniziare una campagna di paura ad hoc, tutto serve per spingere al riarmo della Nato ed a maggiori spese militari
Come indicato nell’articolo, il Centre de Crise Nationale sta per lanciare una campagna informativa destinata alla popolazione che avrà indicazioni circa l’elaborazione di un proprio piano di emergenza (vedi link: Que pouvez vous fair).
Tanto per cominciare, suggerisce il Centre, è indispensabile disporre di un kit di emergenza che, oltre ad una bottiglia di acqua, un accendino, medicinali per primo soccorso ed una copia dei contratti assicurativi [a che scopo non è dato sapere] dovrà includere anche un coltellino svizzero [ogni commento è inutile].
Ormai pur di allinearsi al pensiero del segretario generale della Nato che vuole a tutti i costi una vera mentalità di guerra anche in Belgio tutto serve, pure un coltellino multilame svizzero…
Ma in Italia il 55% non vuole alcuna corsa al riarmo e nemmeno un incremento delle spese militari
In Italia la situazione è ben differente e questo anche per via della situazione economica perdurante da anni.
Il 55% degli italiani non vuole alcun incremento delle spese militari della Nato per giungere al 2% del Pil entro il 2028, figuriamoci per toccare il 3% voluto dai guerrafondai euroatlantisti.
Nell’ordinamento italiano non esiste un livello minimo salariale stabilito per legge, altro che corsa al riarmo
Un sondaggio commissionato da Greenpeace Italia e da Swg ha infatti rilevato che la maggioranza assoluta degli italiani non solo è assolutamente contraria al riarmo della Nato e ad ulteriori spese militari ma è giustamente favorevole ad una ulteriore tassazione sugli incalcolabili profitti dell’industria bellica nazionale.
A fronte di una manovra di bilancio orientata ad accrescere il budget del Ministero della Difesa è ormai partita ufficialmente la campagna “Ferma il riarmo!” che ha subito raccolto numerose ed ampie adesioni.
Nel 2025 le pensioni minime aumenteranno mensilmente di €1,90, altro che spese militari per la Nato
Sarà che per le spese di riarmo si sono registrati aumenti del 132% in dieci anni mentre per pensioni, sanità, scuola e protezione ambientale i fondi sono rimasti invariati [se non addirittura ridotti] e continua a non esistere un salario minimo, solo il 23% degli italiani si è dimostrato favorevole alla linea del segretario generale della Nato Mark Rutte che vuole una mentalità di guerra, del presidente della Commissione Ue von der Leyen e del famigerato Mario Draghi (vedi link: Mario Draghi ha presentato il piano per l’europa).
Secondo il Censis negli ultimi 20 anni i redditi degli italiani sono calati del 7% e la ricchezza netta pro-capite è diminuita del 5,5%, altro che mentalità di guerra
A proposito dei profitti stratosferici registrati dal settore delle armi, il 65% degli italiani è favorevole ad un’imposta sugli utili registrati da questo comparto.
Questi riscontri percentuali dimostrano che gli italiani vogliono minori spese militari e maggiori investimenti a favore del welfare per evitare il definitivo collasso del sistema sociale nazionale.
Al contrario per Mark Rutte e la Nato le piorità non sono previdenza sociale, sanità e pensioni ma solo corsa al riarmo con raddoppio, nel caso dell’Italia, delle spese militari alla luce di una mentalità di guerra priva di alcun senso se non per le sempre più floride industrie di questo settore.
Ma per Trump la corsa al riarmo della Nato deve essere sostenuta con il 5% del Pil
Sono notizie veramente dell’ultima ora per cui si tratta di informazioni scarne ma in ogni caso drammaticamente eloquenti.
Come riportato dal Financial Times, il presidente eletto Donald Trump avrebbe intenzione di chiedere agli Stati membri della Nato di aumentare corsa a riarmo e spese militari fino al 5% del Pil rispettivo.
Purtroppo pare altresì che, contrariamente a quanto precedentemente palesato, gli aiuti militari a Kiev non verranno interrotti perpetuando in tal modo un circolo vizioso teso all’altrui rovina.
Articoli correlati:
Università di Pisa, no a collaborazioni per sviluppo di armi
Esteso a tutto il 2025 l’invio di armi a Kiev
Stop Patto di Stabilità se per riarmo e spese militari Nato
Un ringraziamento particolare a Freepik e Pixabay che hanno consentito l’utilizzo gratuito di immagini belle ed attinenti al contenuto.