La progressiva espansione della Turchia in Africa conferma l’affermazione della politica estera del partito AKP al Governo.
Al Governo in Turchia dal 2002, il Partito AKP ha sempre sviluppato e realizzato precise strategie di diversificazione di relazioni commerciali, economiche e politiche con i Paesi dell’Africa andando ben al di là degli storici partner occidentali.
Lo scopo palese di Ankara era quello di spingere la propria influenza oltre la sua area regionale e realizzare in tal modo una progressiva e costante espansione della Turchia in Africa.
La penetrazione della Turchia in Africa è prima di tutto conseguenza di una capillare rete consolare
Nel 2002 la presenza diplomatica della Turchia nel continente era costituita da 12 ambasciate divenute ben 44 una ventina di anni dopo, un dato significativo che conferma la politica di espansione perseguita dalla Turchia in Africa.
Analoga crescita ha riguardato le ambasciate africane in Turchia passate da 10 a 38.
La compagnia aerea Turkish Airlines ha negli anni aumentato in maniera vertiginosa i collegamenti tra Ankara e numerose capitali nel continente africano raggiungendo ben 52 destinazioni nel 2019.
L’intensa attività diplomatica, uno dei fattori chiave dell’espansione della Turchia in Africa, è poi stata costantemente accompagnata da notevoli impegni ai più alti livelli governativi.
Basti pensare che il Presidente della Turchia Recep Tayyip Erdoğan ed i suoi Ministri degli Esteri hanno effettuato circa 50 visite ufficiali nei Paesi africani.
Il rafforzamento della collaborazione commerciale è alla base della progressiva espansione della Turchia in Africa
L’inizio della penetrazione della Turchia in Africa può essere fatta risalire al 2003 con la messa in atto della “Strategy for enhancing the commercial and economic relations with Africa” al fine di rendere Ankara un protagonista attivo nel continente africano.
A questo proposito è bene ricordare che la Turchia ha ospitato ben tre summit africani, l’ultimo dei quali nel Dicembre del 2021.
La progressiva penetrazione della Turchia nel continente africano è la diretta conseguenza di strategie vincenti tese al rafforzamento della collaborazione commerciale.
In altre parole di condivisione di esperienze e conoscenze, di trasferimento di tecnologia e di fornitura di assistenza tecnica oltre alla promozione di investimenti diretti e commercio con nuovi partner africani.
In sostanza traspare da una rapida analisi dell’impegno teso a consolidare la presenza della Turchia in Africa nel corso degli ultimi 25 anni che l’azione di Ankara è gradualmente passata da una politica di espansione ad un quadro di partenariato globale.
Ma non solo poichè a queste strategie di espansione a lungo termine della Turchia nel continente africano si è sempre accompagnata una narrazione che la ritrae come uno Stato afro-eurasiatico.
Dal canto suo,poi, il Presidente Recep Tayyip Erdoğan ha contribuito a plasmare una visione moderna della Turchia tesa da un lato a far rivivere la sua eredità ottomana e dall’altro a sostenere al contempo il nazionalismo.
Ha costantemente sostenuto la revisione delle istituzioni globali posizionando la Turchia non solo come sostenitore delle aspirazioni africane ma anche come alternativa affidabile alle potenze tradizionali come Cina e Paesi occidentali.
Gli investimenti indiretti della Turchia in Africa sono passati da $100 milioni nel 2003 a $3 miliardi nel 2020
L’impegno nell’espansione della Turchia nei Paesi africani si è sempre accompagnato alla disponibilità a considerevoli investimenti economici e commerciali nel continente, disponibilità resa possibile grazie all’intensa comunicazione diplomatica realizzata dalla fitta rete consolare di Ankara.
Tutti questi fattori hanno determinato negli anni un esponenziale aumento di scambi commerciali con i Paesi africani cresciuti da circa $5 miliardi nel 2003 a $30 miliardi nel 2022.
Gli scambi commerciali della Turchia nel continente africano sono tutti a favore di Ankara con un limitato 30% di importazioni.
Le strategie di espansione della Turchia in Africa anche attraverso investimenti in trasporti ed infrastrutture
Negli ultimi decenni gli investimenti in ambito civile, uno dei fattori chiave della penetrazione ed espansione della Turchia in Africa, sono stati decisamente elevati ed hanno raggiunto un totale di circa $85 miliardi a fronte di 1.864 progetti realizzati.
Un caso recente è stata la rete ferroviaria della Tanzania per il cui potenziamento una società di Ankara ha acquisito un contratto di $2,35 miliardi.
Un altro caso è quello che riguarda Polat Yol e Yapi Merkezi, fra le principali aziende edili della Turchia, che stanno realizzando progetti impegnativi come la strada Muyembe-Nakapiripirit.
Lunga circa 90 km sarà oggetto di ammodernamento vista la sua importanza nel collegare l’Uganda al Kenya ed il Sud Sudan all’Etiopia.
Il personale impiegato sarà quasi interamente ugandese.
Sarebbe comunque improprio parlare di competizione della Turchia con la Cina in relazione agli investimenti nel continente africano e questo per un semplice motivo.
Infatti mentre le imprese cinesi sono sostenute dallo Stato attraverso la Exim Bank, le aziende della Turchia non possono contare su un simile sostegno.
Senza contare gli importi assolutamente inconfrontabili.
Nel 2023 gli investimenti della Cina in Africa hanno toccato $282 miliardi mentre quelli della Turchia non hanno superato $10 miliardi.
La consolidata presenza della Turchia in Africa ha accresciuto l’influenza di Ankara
Abbiamo visto che la penetrazione della Turchia nei Paesi africani è stata resa posibile negli anni da un’intensa attività diplomatica affiancata da un rafforzamento della collaborazione commerciale oltre che da trasferimenti di tecnologie e di forniture di assistenza tecnica.
Un impegno, quello della Turchia nel continente africano, che ha portato ad oltre S$40miliardi il volume di scambi di Ankara con i Paesi del continente con un incremento di quasi otto volte.
Ma la progressiva espansione della Turchia in Africa poggia su una strategia i cui aspetti chiave sono anche la fornitura di atrezzature di difesa ed addestramento militare, l’impegno contro il terrorismo in qualità di partner per la sicurezza e la promozione dello sviluppo economico, sociale ed umanitario all’insegna della reciproca convenienza.
L’assenza di un passato coloniale e la piena disponibilità a stabilire partenariati assolutamente paritari ha poi consentito prima l’approccio e poi il radicamento della presenza della Turchia nei Paesi africani rendendo in tal modo Ankara un possibile alleato preferenziale.
A proposito di assenza di passato coloniale in Africa è interessante citare una tecnica adottata dal Turchia nei confronti dei nuovi Paesi africani indipendenti e cioè quella di comparare e sottolineare le similitudini fra la propria guerra di indipendenza con quella degli Stati africani per la loro.
Il costante sostegno dato dal Presidente Recep Tayyip Erdoğan alla revisione delle istituzioni globali ha consentito alla Turchia non solo di assumere il ruolo di sostenitore delle aspirazioni dei Paesi africani ma anche di candidarsi a credibile ed affidabile alternativa alle potenze occidentali ed alla Cina.
Da sottolineare poi che il Presidente della Turchia Recep Tayyip Erdoğan è stato il primo leader politico non del continente africano a visitare la Somalia nel 2011, all’epoca peraltro ancora in veste di Primo Ministro.
In ogni caso è importante ribadire che negli ultimi 50 anni i partiti politici in Turchia hanno sempre condiviso la necessità di aumentare le relazioni con i Paesi del continente africano talvolta per posizione ideologica, vantaggi economici o realpolitik.
L’elemento determinante è comunque sempre stato il sostegno bipartisan della politica della Turchia alla creazione di migliori legami nel continente consentendo non solo una capillare presenza ma anche una progressiva espansione della Turchia in Africa.
Anche la soft power strategy alla base della costante espansione della Turchia in Africa
Alla base dell’espansione di Ankara nei Paesi africani negli ultimi decenni vi è anche la soft power strategy, una strategia appunto caratterizzata dalla realizzazione di ospedali, scuole, moschee e centri culturali in Paesi africani come Somalia, Mali e Ghana.
Il tutto anche attraverso enti quali il Turkish Cooperation and Coordination Agency (TIKA) od il Turkish Maarif Foundation, quest’ultimo ideatore e realizzatore di borse di studio e programmi di istruzione superiore per studenti africani.
L’assistenza nei settori difesa e sicurezza che la Turchia offre ai suoi partner africani

La salda presenza della Turchia nel continente africano è più che mai confermata anche per quanto concerne difesa e sicurezza in senso lato, settori nei quali Ankara si è fatta strada.
Infatti tra i contractor privati africani che operano nel campo della sicurezza le armi leggere ed i droni TB2 Bayraktar turchi sono estremamente comuni quanto negli eserciti dei vari Paesi del continente africano.
Grazie ad una progressiva e costante espansione della Turchia in Africa, il Governo di Ankara ha avuto buon gioco negli anni a proporsi come partner affidabile anche in questi settori avvalendosi non solo di una reputazione favorevole ma anche di armamenti economicamente accessibili pur se tecnologicamente sofisticati.
La conseguenza è stata che numerosi Paesi africani hanno demandato ad Ankara le loro forniture in campo militare consentendo in tal modo alla Turchia di realizzare ingenti vendite anche se comunque in misura nettamente inferiore rispetto ai maggiori produttori e cioè Russia, Cina ed USA.
La potenziale crescita di Ankara nei settori difesa e sicurezza è stata dimostrata nel biennio 2020/2021 quando le vendite di armi turche ai suoi partner africani sono passate da $80 milioni a $461.
L’espansione della Turchia in Africa per quanto riguarda i settori difesa e sicurezza è dovuta anche all’offerta ai Paesi africani di competenze specifiche nella lotta ad organizzazioni estremiste ed al terrorismo in generale, problematiche purtroppo diffuse nel continente.
Nei settori difesa e sicurezza Ankara è diventata la quarta fornitrice di armi dell’Africa sub-sahariana anche grazie alle vendite di elicotteri da combattimento alla Nigeria, di aerei da addestramento e droni senza pilota TB2 Bayraktar a diversi Stati africani.
Lo speciale accordo tra Turchia e Somalia e la base militare di Camp Turksom realizzata e gestita in piena sintonia con il partner africano
Se l’espansione della Turchia in Africa è sempre stata guardata con attenzione in primo luogo dalla Cina, dal 2017 il sospetto si è fatto lentamente strada anche fra i Paesi europei.
Risale infatti a quell’anno la realizzazione di Camp Turksom in Somalia, uno dei Paesi africani politicamente più instabili ma nello stesso tempo importanti sia strategicamente che per le sue immense risorse marine.
Occorre in ogni caso considerare che la presenza di Ankara nel Paese africano risale al periodo successivo alla visita ufficiale del Presidente Recep Tayyip Erdoğan nel 2011, un momento arduo per la Somalia sia a causa degli scontri con il gruppo jihadista al-Shabaab che della siccità.
Dopo la visita ufficiale era iniziata la progressiva penetrazione della Turchia nel Paese del Corno d’Africa, penetrazione comunque accompagnata da importanti iniziative nei settori della sanità ed istruzione.
Da sottolineare poi altre opere significative per la Somalia quali la modernizzazione del porto di Mogadiscio, il rinnovamento dell’aeroporto internazionale di Aden Adde e la costruzione dell’ospedale Erdoğan Research and Training Hospital, uno dei più moderni di quell’area africana.
Tutte infrastrutture fondamentali per Mogadiscio, rese possibili grazie al partenariato con la Turchia.
Ma non è finita qui poiché il partenariato fra Turchia e Somalia ha poi portato i due Paesi alla sottoscrizione nel 2016 di un Memorandum of Understanding in virtù del quale il Paese africano consentiva alla imprese di Ankara operazioni di perforazione ed esplorazione nelle proprie acque dove negli anni ’90 erano stati rilevati giacimenti petroliferi.
La base militare di Camp Turksom, realizzata con un investimento di $50 milioni su un’area di 400 ettari, risale invece al 2017 quando erano iniziati gli addestramenti dell’esercito somalo da parte di alcune centinaia di consiglieri militari turchi.
Nella base di Camp Turksom sono anche state addestrate le forze di polizia del Paese africano.
I ritorni in termini economici dell’espansione della Turchia in Africa
I ritorni economici a seguito dell’espansione della Turchia in Africa sono esponenziali per Ankara che nel 2023 ha visto i propri commerci con il continente africano raggiungere la cifra complessiva di $32 miliardi con un aumento del 50% rispetto agli ultimi dieci anni, senza contare naturalmente le posizioni chiave acquisite dalle aziende turche in settori quali energia ed edilizia.
Ultimamente poi la Turchia ha sottoscritto un accordo, definito storico dal Primo Ministro della Somalia Hamza Abdi Barre, in merito alla sicurezza marittima ed in contropartita il Paese africano ha garantito ad Ankara i diritti di trivellazione marina per estrazione di petrolio e gas.
L’accordo, che prevede l’addestramento della marina somala nella lotta a terrorismo e pirateria, riconosce infatti alla Turchia il 30% delle risorse originate dallo sfruttamento della zona economica esclusiva (ZEE) e cioè la porzione di mare adiacente alle acque territoriali del Paese africano.
Ad Ankara spetterà anche la supervisione di tutte le operazioni finalizzate alla sicurezza marittima, ruolo quest’ultimo approvato recentemente dal Parlamento della Turchia che ha acconsentito al
dispiegamento delle propre forze armate per due anni in Somalia nel tentativo di migliorare la sicurezza interna contro il terrorismo.
Come peraltro anticipato nello scorso mese di Luglio dal Ministro dell’Energia turco Alparslan Bayraktar, Ankara ha inviato recentemente una nave esplorativa nella regione africana.
Precedenti studi geosismici avevano infatti rilevato una potenziale disponibilità da parte della Somalia di almeno 30 miliardi di barili di riserve sottomarine di petrolio e gas.
Oltre ad essere sulla buona strada per diventare un protagonista internazionale nell’esplorazione di petrolio e gas in acque profonde, la Turchia con questo accordo ha fatto senza dubbio un passo strategico per garantirsi l’approvvigionamento energetico che dipende per circa il 74% dalle importazioni.
Attualmente il fabbisogno di gas della Turchia viene soddisfatto con importazioni da Iran, Azerbaigian, Algeria e Russia mentre per circa il gas naturale liquefatto (GNL) questo viene acquistato da Nigeria, Francia, Russia, Egitto ed Usa.
Ecco in sintesi i motivi che spingono Ankara a diversificare il proprio settore energetico.
L’espansione della Turchia in Africa anche attraverso la cooperazione umanitaria, religiosa e scolastica
Alla base dell’espansione della Turchia nel continente africano vi sono in ogni caso importanti e numerosi esempi di cooperazione nel corso degli anni.
Nel 2010, ad esempio, associazioni ed Ong turche quali Bosphore, Timetohelp e Kimse Yok Mu? avevano avviato un programma di aiuti in Africa contro malattie, povertà e fame operando attivamente in oltre dieci Paesi del continente.
In Costa d’Avorio la Ong islamica Orphan Smile era stata sostenuta ed aiutata da Kimse Yok Mu? nelle forniture di cibo ed assistenza a bambini in difficoltà mentre nel campo medico l’aiuto turco era stato incessante.
I medici della Turchia sono infatti presenti in Africa da anni nella lotta contro malaria e malattie in generale ed Ankara ha contribuito ai loro sfrorzi costruendo ospedali in Kenya e Somalia.
Nel 2016 il Governo di Ankara ha assunto il controllo del programma di aiuti internazionali della Turchia in Africa, gestiti da quell’anno dalla Turkish Cooperation and Cordination Agency (TIKA), agenzia presente in circa 150 Paesi con l’obiettivo di contribuire allo sviluppo attraverso aiuti ed azioni sociali.
Per quanto riguarda il continente africano l’agenzia è presente in 20 Paesi e costituisce un affidabile collegamento fra le iniziative turche e la popolazione africana.
Sotto il profilo economico l’impegno della Turchia a favore della cooperazione umanitaria in Africa è passato da US$85 milioni nal 2005 ad oltre US$8 miliardi nel 2017.
La Turchia ha coinvolto nella cooperazione umanitaria in Africa anche il Directorate for Religious Affairs che ha svolto un ruolo rilevante attraverso la cultura e la religione islamica avviando e sviluppando legami solidi fra i leaders musulmani turchi e quelli africani.
In Ghana, poi, la Turchia ha edificato la più grande moschea in stile ottomano di tutta l’Africa occidentale.
Nel 2009 il Directorate for Religious Affairs aveva elaborato un’iniziativa indirizzata a 300 studenti islamici africani per consentire loro di partecipare ad un programma scolastico religioso in Turchia.
Sotto il profilo scolastico ed educativo la Turkish Maarif Foundation è la sola agenzia, in collaborazione con il Ministero dell’Educazione della Turchia, autorizzata a fornire servizi educativi all’estero.
La cooperatione della Turchia con i Paesi africani risale ai programmi scolastici ed educativi varati nel 2010 quando molte scuole turche erano state costruite in vari Paesi del continente con l’obiettivo di diffondere la cultura turca e creare un ponte culturale fra i popoli.
La Turchia ha contribuito nel tempo ed in maniere differenti alla creazione in Africa di numerose scuole, la più importante è la Internation Turkish School Şafak, tutte con il preciso scopo di contribuire alla creazione di una nuova elite africana in grado di rispecchiare i valori e la cultura di Ankara.
I giovani iscritti alle istituzioni scolastiche di Ankara, ai quali viene peraltro impartita un’educazione in turco, arabo, francese ed inglese, appartengono solitamente alla classe media od a famiglie economicamente disagiate e costituiscono in prospettiva il legame tra la Turchia ed i loro rispettivi Paesi.
Dopo la loro istruzione in Turchia diventano infatti portatori dei valori e della cultura turca.
Il consolidamento della presenza della Turchia in Africa confermato al recente summit di Gibuti
Il consolidamento della presenza della Turchia in Africa è altresì determinato dall’intensificazione degli impegni economici e diplomatici di Ankara caratterizzati anche da eventi quali la Türkiye-Africa Ministerial Review Conference a Gibuti e l’arrivo in Somalia della nave di ricerca sismica Oruc Reis.
La terza Türkiye-Africa Ministerial Review Conference si è tenuta a Gibuti nello scorso mese di Novembre ed ha visto la partecipazione di rappresentanti e Ministri degli Esteri di 14 Paesi africani, un’occasione importante in vista del quarto Türkiye-Africa Partnership Summit in programma nel 2026.
La Turchia, in occasione del summit africano di Gibuti, si è riconfermata nelle parole del Ministro degli Esteri Hakan Fidan come partner strategico nel continente sin dal 2008 sempre determinato a sviluppare relazioni bilaterali con i Paesi dell’Africa attraverso un approccio strutturato e personalizzato.
Nel sottolineare la presenza della Turchia nel continente e l’approccio verso i Paesi africani il Ministro degli Esteri ha ricordato l’impegno costante nella promozione di partenariati economici con i Paesi africani e gli sforzi nei settori salute, sicurezza alimentare e sostenibilità.
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