La diffusione della lingua e della cultura italiana in Giappone è merito di Harukichi Shimoi, personaggio quasi leggendario.
La passione per la cultura e la lingua italiana ha infatti caratterizzato l’intera vita di Harukichi Shimoi che ha contribuito in maniera determinante alla sua diffusione in Giappone.
Se in Giappone ora più che mai vi sono migliaia di appassionati studenti della lingua italiana ed innumerevoli estimatori della cultura italiana nelle sue più svariate forme il merito è da attribuire esclusivamente a lui.
L’Italian Club Aida ha voluto dedicare ad Harukichi Shimoi il seguente articolo come omaggio per aver diffuso con passione ed impegno la lingua e la cultura italiana in Giappone.
Harukichi Shimoi, quando l’amore per la lingua e la cultura italiana arriva fino in Giappone
L’interesse per la lingua italiana nel mondo si può ricondurre ad un sentimento d’amore: amore non solo per la lingua italiana stessa, ma in senso più ampio per la cultura italiana, che ha portato storicamente molti personaggi a viaggiare per conoscere di persona l’Italia, la sua gente, le sue tradizioni ed abbracciare lo spirito che la cultura italiana trasmette.
Nel lontano Giappone di fine Ottocento nasce uno di questi personaggi innamorati della cultura e lingua italiana: il poeta, letterato e combattente Harukichi Shimoi.
La storia di Harukichi Shimoi sembra tratta da un romanzo.
Nato a Fukuoka nel 1883 come Harukichi Inoue, discendente da una famiglia samurai ed educato secondo la tradizione, Harukichi Shimoi si trasferisce presto a Tokyo e viene adottato dalla famiglia della moglie, da cui prende il cognome.
Attratto fin da giovanissimo dalla letteratura, amante della cultura italiana e fanatico di Dante Alighieri, non si piega al suo destino che lo vorrebbe impiegato nell’azienda della moglie ma si prefigge di imparare la lingua italiana per poter leggere le opere di Dante senza ricorrere alla traduzione dall’inglese.
Harukichi Shimoi studia all’Università degli Studi esteri di Tokyo e arriva a padroneggiare la lingua italiana al punto da tradurre opere giapponesi in italiano e viceversa.
Durante il suo discorso come unico laureato in lingua italiana, viene notato da Alfonso Gasco, agente diplomatico dell’ambasciata italiana, che lo raccomanda come professore di giapponese all’Università degli studi orientali di Napoli nel 1915.
Qui comincia per Harukichi Shimoi una seconda vita, che poi descriverà nelle sue opere.
La passione di Harukichi Shimoi per la cultura italiana durante la sua prima permanenza a Napoli
Harukichi Shimoi si trova benissimo a Napoli, tanto da riuscire a parlare non solo la lingua italiana ma anche il napoletano.
Allo scoppio della prima guerra mondiale si arruola nel Regio Esercito Italiano e poi nel reparto d’assalto degli Arditi.
Combatte all’arma bianca e insegna karate ai suoi commilitoni. Harukichi Shimoi entra in contatto con eminenti personaggi della letteratura e della politica del tempo; è legato da profonda amicizia a Gabriele d’Annunzio, che lo definisce “camerata samurai”; con d’Annunzio alla fine della guerra nel 1919-20 partecipa all’ impresa di Fiume.
Tornato a Napoli nel 1920 fonda Sakura, rivista di letteratura giapponese
Harukichi Shimoi è profondamente immerso nella cultura italiana: ammira Mussolini e il fascismo, che considera un movimento spirituale, analogo ai principi della cultura del “bushido” giapponese ; nel 1922 partecipa alla marcia su Roma ed in seguito, una volta ritornato in Giappone, contribuisce alle relazioni politiche fra l’Italia e il Giappone imperiale.
Anche dopo la guerra la sua passione per la cultura italiana non viene meno
Si stacca dalla politica dopo la seconda guerra mondiale ma continua a tenere relazioni con l’Italia; infatti diventa amico di Indro Montanelli durante la sua visita in Giappone.
Muore nel 1954.
Fra le opere scritte da Harukichi Shimoi, spicca “La guerra italiana vista da un giapponese”, del 1919, una raccolta di lettere scritte durante i giorni sul fronte della prima guerra mondiale, paragonati ad un “Inferno di Dante”.
La figura di Harukichi Shimoi è affascinante e legata ad un periodo cruciale della storia italiana, tanto che è stata citata nella miniserie TV “M. Il figlio del secolo”, trasmessa su Sky nel gennaio 2025.
La storia di Harukichi Shimoi è una testimonianza dell’amore che la lingua e la cultura italiana possono suscitare anche in Paesi come il Giappone molto distanti dall’Italia e questo sentimento di interesse e curiosità permane ancora oggi.
La lingua italiana anche in Giappone è una lingua di nicchia, pertanto la motivazione per studiarla assume connotati molto diversi rispetto, ad esempio, alle motivazioni che spingono a studiare l’inglese; tuttavia, non bisogna sottovalutare la spinta che può derivare da una motivazione personale.
Una statistica della famosa applicazione per lo studio delle lingue Duolingo ha stabilito che per la generazione Z, lo studio di una lingua è in gran parte determinato da ” motivi personali”; questi motivi personali spingono ancora oggi studenti da tutto il mondo verso la lingua e la cultura italiana.
La cultura italiana diffusa in Giappone dagli istituti di Tokyo ed Osaka
Gli istituti italiani di cultura all’estero sono il riferimento ufficiale per chi vuole avvicinarsi alla lingua italiana.
In Giappone, l’Istituto italiano di cultura di Tokyo ha circa 6.000 iscrizioni all’anno; inoltre, dal 1978 è presente un istituto di cultura italiana ad Osaka, il cui bacino d’utenza copre tutta la regione occidentale del Giappone.
L’offerta formativa si basa sul principio di favorire lo scambio interculturale, perciò oltre ai corsi di lingua e cultura italiana si promuove lo studio in Italia ed in particolare viene gestito un sito in lingua giapponese che si occupa di informare sulle possibilità di studiare la lingua italiana direttamente nel Paese.
La Società Dante Alighieri, presente a Tokyo e nella provincia di Nagoya dal 1889 nasce con l’idea di diffondere la cultura e lingua italiana, con esposizioni d’arte, produzioni cinematografiche e multimediali, promozione di libri e turismo, in 80 Paesi del mondo.
Infine, come all’epoca di Harukichi Shimoi, ancora oggi presso l’ Università imperiale di Tokyo, “Tokyo Daigaku”, è presente un lettorato di lingua italiana, finanziato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale.
Studiare la lingua italiana oggi, in Giappone come in altri Paesi del mondo, significa soprattutto amare la cultura italiana in senso lato, e apprezzare lo spirito che rende l’Italia e la sua gente un simbolo di amore: amore per l’arte, per la vita, per la bellezza, un sentimento che definisce l’Italia nel mondo.
Harukichi Shimoi ha intuito e sperimentato in prima persona questo sentimento, come un filo conduttore che lega ogni anima sensibile alla cultura, che ha il potere di avvicinare lontani Paesi come il Giappone e lingue diverse, trovando nella lingua e cultura italiana una seconda casa.
Redazione Italian Club Aida
italianclubaida.blogspot.com
A questo primo articolo dedicato alla cultura e lingua italiana in Giappone ne faranno seguito altri focalizzati su differenti aree del mondo.
Si tratterà di un viaggio fantastico, probabilmente il primo in assoluto, incentrato esclusivamente sulla popolarità della lingua e cultura italiana nei giorni nostri e, dove possibile, sulle figure che ne hanno determinato la diffusione.
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Un ringraziamento particolare alla Redazione Italian Club Aida che ha consentito l’utilizzo gratuito di un’immagine bella ed attinente al contenuto.