Incentrato sulla figura del gatto nel mondo dell’Islam, questo articolo fa riferimento alla sentenza emessa ad Istanbul per l’uccisione di un felino.
Il gesto più che mai gratuito ha ispirato questo scritto che ha come scopo sottolineare un legame stretto e sconosciuto a molti tra appunto la figura del gatto ed il mondo dell’Islam, peraltro ben radicato nei Balcani.
Basti pensare alla narrazione molto popolare nell’Islam circa Maometto salvato dal morso di un serpente velenoso proprio da un gatto, in questo caso la micia Muezza poi effettivamente adottata da lui.
Ma andiamo per ordine.
Nel mese di Marzo il tribunale di Istanbul ha inflitto una condanna a due anni e mezzo (vedi link: Turkish Animal Rights Groups Say Cat Killer’s Sentence ‘Not Enough’) all’autore della brutale uccisione di un gatto di nome Eros, molto popolare nel quartiere dove peraltro era nutrito ed accudito da tutti, avvenuta ad inizio Gennaio.
A seguito delle numerose ferite e lesioni riportate, il gatto Eros era poi deceduto alcuni giorni dopo l’insensata aggressione.
Il colpevole, che aveva ucciso a calci il gatto Eros all’interno di un ascensore come riportato dai filmati delle telecamere di sicurezza, non potrà nemmeno effettuare viaggi all’estero.
Immediate ed estremamente partecipate le manifestazioni di condanna per una sentenza giudicata assolutamente insufficiente come sostenuto dal Centre for Animal Rights.
Gruppi animalisti, associazioni di avvocati e molte migliaia di persone avevano peraltro assistito al processo.
L’Islam non considera il gatto come creatura impura
In Turchia in particolare, dove peraltro sono in vigore apposite leggi a tutela dei felini esattamente come accadeva nell’antico Egitto ed anche in altri Paesi dell’Islam, il gatto viene da sempre trattato ed accudito con un affetto speciale, un legame profondo ed antico sicuramente originato dall’Islam.
In effetti l’Islam non considera i felini creature pericolose o najis ovvero impure.
Per comprendere la rilevanza della figura del gatto nell’antico Egitto pre Islam è sufficiente conoscere la popolarità della dea Bastet (vedi link: dea Bastet) rappresentata con testa di gatto e corpo di donna, la diffusione degli amuleti “utchat” a forma di felino per esorcizzare l’infertilità, l’applicazione della pena capitale destinata al colpevole volontario dell’uccisione di un gatto o la pratica dell’imbalsamazione e successiva inumazione del gatto deceduto in tombe sacre a Bubasti, centro di culto dedicato alla dea Bastet nonchè capitale amministrativa del Basso Egitto.
Sempre a proposito di antico Egitto pre Islam lo storico greco Diodoro Siculo, nel I secolo avanti Cristo, riporta l’uccisione di un soldato romano che, pur non direttamente responsabile della morte di un gatto, era stato linciato dalla folla.
Dell’antico Egitto pre Islam si narra un altro evento significativo circa la diffusa e profonda adorazione per la figura del gatto e cioè la battaglia di Pelusio, attuale Port Said, vinta dal re di Persia Cambise che aveva fatto precedere le sue truppe da migliaia di felini.
A tale vista l’esergito egiziano aveva rinunciato alla battaglia proprio per non compromettere le vite dei gatti astutamente liberati dai persiani.
Per tornare alla Turchia attuale, si stima che ad Istanbul (vedi link: i gatti di Istanbul) viva oltre un milione di felini e le associazioni dedite alla cura ed al sostentamento di ogni gatto, anche grazie a stalli di cibo ed acqua oltre ad apposite cuccette, sono molto numerose.
Nisantasi è sicuramente uno dei quartieri cittadini dove i gatti vivono meglio in assoluto vista la presenza di un parco interamente loro dedicato, il Nişantaşı Sanat Parkı o parco dei gatti.
Gestito da volontari che seguono anche le pratiche di adozione, il Nişantaşı Sanat Parkı è caratterizzato da una considerevole disponibilità di cuccette, cibo ed acqua grazie a donazioni particolari.
I felini di Istanbul, pur non essendo selvatici in quanto integrati e desiderosi di vicinanza umana, non sono comunque domestici proprio in virtù dell’estrema libertà di cui godono.
Gli hadith dell’Islam sul gatto del Profeta
A Damasco, Istanbul od al Cairo i gatti sono veramente innumerevoli oltre che estremamente ben accetti ovunque, anche nelle moschee e non solo per la loro bellezza ed utilità pratica ma anche per quanto narrato circa Maometto ed il gatto soriano Muezza (vedi link: Il Profeta ﷺ e il suo gatto, Muezza).
Secondo l’Islam i felini non solo devono essere ben accetti nelle abitazioni ma, sulla base degli hadith o narrazioni, perfino il cibo mangiato o l’acqua bevuta da un gatto non rende quel cibo e quell’acqua impura cioè najis.
Molto bello un altro hadith, tradizione orale sulla storia di Maometto, che ce lo descrive impossibilitato ad indossare la tunica per recarsi alla preghiera in moschea per via della gatta Muezza (vedi link: Il Profeta ﷺ e il suo gatto, Muezza) che vi dormiva sopra.
Pur di non svegliarla, Maometto aveva a quel punto tagliato la manica della tunica recandosi così in moschea con un braccio scoperto.
Tornato dalla preghiera, Maometto era stato ricevuto dal felino con un profondo inchino, quasi volesse ringraziarlo per la gentilezza dimostrata nel non svegliarlo.
Colpito dal comportamento di Muezza, Maometto aveva accarezzato il dorso della gatta per tre volte lasciandolo in tal modo striato.
Le proverbiali sette vite di cui beneficiano i felini sono, sempre secondo l’Islam, un dono di Maometto non solo al gatto Muezza ma a tutti i successivi felini esattamente come la facoltà di cadere sempre su tutte e quattro le zampe oltre naturalmente ad un posto sicuro in Paradiso.
Ad ulteriore conferma dell’estrema attenzione che l’Islam nutre verso la figura del gatto, è da sottolineare la piena condanna per i maltrattamenti dei felini (vedi link: condanna per i maltrattamenti dei felini).
Un hadith di Al-Bukhari, precocissimo studioso di hadith autore di al-Jāmiʿ al-Ṣaḥīḥ o “La sana raccolta”, una delle principali opere religiose dell’Islam, riporta infatti il caso di una donna che aveva rinchiuso il suo gatto in casa e non lo nutriva affatto.
Il pensiero di Maometto a questo proposito era stato il seguente:
“La sua punizione nel Giorno del Giudizio sarà la tortura e l’inferno”.
Ad ulteriore conferma del particolare affetto di cui il gatto beneficia nel mondo dell’Islam è disponibile un simpatico video (vedi link video youtube: gatto durante la Tarawih) che risale a circa un anno fa e che mostra un estroverso felino balzare sull’Imam algerino Walid Mehsas nel corso della Tarawih, preghiera notturna durante il periodo del Ramadan.
Per nulla disturbato, il religioso aveva proseguito nella preghiera dopo averlo accarezzato affettuosamente.
Per tornare alla Turchia, ma sempre in tema della figura del gatto nel mondo dell’Islam, è impossibile non ricordare la gatta Gli che aveva trascorso tutti i sedici anni della sua vita nella Chiesa bizantina di Santa Sofia ad Istanbul.
Accarezzata ed immortalata nelle immagini scattate da decine di milioni di visitatori oltre ad un account Istagram con ben oltre un milione di follower, la gatta Gli era sempre presente ogni giorno fra arcate e marmi, conferma vivente della considerazione estrema che la figura del gatto riveste nell’Islam.
In occasione della conversione della Chiesa di Santa Sofia in moschea, il Presidente Erdogan aveva concesso al gatto Gli di restare nella struttura.
Deceduta in clinica per cause naturali nel Novembre del 2020, Gli è stata in assoluto il felino più famoso della Turchia se non del mondo intero e proveniva da una delle tante colonie cittadine.
Sin qui abbiamo avuto modo, pur in maniera sintetica, di prendere atto con fatti concreti e prese di posizione religiose ufficiali dell’amore nutrito sempre dal mondo dell’Islam verso la figura del gatto.
A differenza dell’Islam il mondo cristiano ha spesso perseguitato il gatto
A dir poco sorprendente, per non dir peggio, l’atteggiamento nutrito invece dal mondo cristiano verso il gatto, atteggiamento addirittura ufficializzato nel 1233 dalla bolla “Vox in Rama” (vedi link: bolla vox in rama) di Papa Gregorio IX, un documento caratterizzato da delirio, intolleranza e superstizione destinato purtroppo a dare il via libera in tutta Europa al folle sterminio dei felini (vedi link: il gatto, venerato dall’Islam e perseguitato dalla Chiesa).
Sempre al periodo medioevale risale un’altra macabra convinzione e cioè che la sepoltura di un gatto vivo nelle fondamenta di una casa potesse rendere la struttura stabile e sicura.
Convinzione peraltro drammaticamente comprovata dalla scoperta di resti di gatti murati vivi addirittura sotto la Torre di Londra.
“Una buona azione verso un animale è meritoria quanto una buona azione fatta verso un essere umano, mentre un atto di crudeltà verso un animale è tanto grave quanto un atto di crudeltà verso un essere umano”.
Mostrare misericordia verso gli animali è una parte della fede dell’Islam.
Profeta Muhammad ﷺ
(Narrato in Saheeh Muslim, 2244 e Saheeh Al-Bukhari, 2466)
Un sentito ringraziamento alla redazione de Il Musulmano per la disponibilità e collaborazione dimostrate nel fornire spunti di riflessione, informazioni ed immagini con didascalie religiose inerenti alla figura del gatto nel mondo dell’Islam.
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