La Commissione Europea ha intrapreso contro la Bulgaria specifiche azioni legali circa le misure relative ai rifiuti.
I motivi sono svariati ma primo fra tutti vi sono le carenze legislative rilevate in merito a misure di prevenzione dei rifiuti, regimi di responsabilità dei produttori e raccolta di materiali tessili.
La Bulgaria disporrà comunque di due mesi per porre in essere le specifiche azioni correttive richieste in merito al problema dei rifiuti.
Sempre a proposito della gestione dei rifiuti in Bulgaria è stato rilevato da parte della Commissione Europea il mancato recepimento della relativa direttiva quadro e pertanto avviata una specifica procedura di infrazione.

In realtà il problema dei rifiuti in Bulgaria è decisamente datato.
Basti pensare che ad inizio anno il Consiglio comunale di Sofia aveva deciso di restituire i finanziamenti europei stanziati per la realizzazione di un impianto di incenerimento dei rifiuti non avendo rispettato la scadenza del 2023 a causa di svariati ritardi burocratici.
Nel mese di Settembre, poi, un tribunale amministrativo aveva espresso parere contrario in merito al progettato impianto di incenerimento dei rifiuti non solo a causa di una mancata consultazione pubblica ma anche per via di rischi non valutati per la salute dei cittadini in Bulgaria.
A questo verdetto si era giunti dopo ben otto anni di contenzioso al termine del quale la valutazione di impatto ambientale dell’impianto di incenerimento dei rifiuti in Bulgaria era stata annullata.
Il secondo motivo per cui la Commissione Europea si è posta contro la Bulgaria è stato il mancato rispetto degli impegni di riduzione indicati nella direttiva NEC e destinata ai principali inquinanti atmosferici.
La Commissione Europea ha così stabilito un ultimatum di due mesi per azioni correttive a fronte di una persistente mancanza degli obblighi di riduzione delle emissioni.
Il terzo motivo per il quale la Commissione Europea ha intrapreso azioni contro la Bulgaria è la mancata adozione di misure in linea con la Victims’ Rights’ Directive.
A fronte di questa mancanza la Bulgaria è stata deferita alla Corte di Giustizia UE.