Come diretta conseguenza di quanto pubblicato dai media greci, il Ministro della Protezione Civile ed il Procuratore della Corte Suprema hanno ordinato un’indagine sui presunti rapporti tra polizia e mafia greca.
Tutto è scaturito dalla notizia a fine mese di Gennaio circa conversazioni segrete tra agenti di polizia e criminali, dialoghi registrati inerenti ad attività illegali, mancate attuazioni di decisioni giudiziarie e specialmente sull’inserimento di persone compiacenti in posizioni chiave della polizia.
Quanto è emerso riguarda numerosi casi estremamente gravi che coinvolgono non solo svariate figure di primo piano ma anche strutture rilevanti del sistema pubblico inclusi i servizi di intelligence.

Nel frattempo, sempre in relazione allo scandalo in corso, ben sette ufficiali di polizia che prestavano servizio come capi dei servizi sono stati rimossi a fine mese di Gennaio.
I dialoghi riportati dall’organo di stampa To Vima, avvenuti sulle app Viber e WhatsApp, riguardano ad esempio l’inserimento di persone nel National Intelligence Service mentre in alcune conversazioni viene citato il nome stesso del Ministro della Protezione Civile.
L’organo di informazione Reporters United segnala invece il caso di un generale di brigata promosso a direttore del dipartimento di sicurezza, una delle posizioni più critiche per la lotta al crimine, nonostante il suo presunto coinvolgimento in un vasto gruppo di corruzione.
Il quotidiano Documento ha riportato invece la rivelazione di un alto ufficiale di polizia secondo il quale era stato insabbiato un caso di droga che coinvolgeva il figlio dello stesso Ministro greco della Protezione Civile.