In Albania migliaia di dimostranti hanno inscenato una nuova protesta contro Open Balkans progetto ideato nel 2019.
Eventuali ripercussioni negative su indipendenza economica e sovranità dell’Albania erano alla base della manifestazione di protesta che ha avuto luogo a Tirana.
Il considerevole numero di partecipanti alla protesta contro Open Balkans potrebbe riflettere il diffuso malcontento dei cittadini nei confronti di un progetto nato peraltro con ambiziosi obiettivi.
Open Balkans, un’iniziativa di Albania, Serbia e Macedonia del Nord
Ideato nel 2019 su iniziativa dell’ex primo ministro della Macedonia del Nord Zoran Zaev, dell’omologo dell’Albania Edi Rama e del presidente della Serbia Aleksandar Vučić, Open Balkans è un programma di cooperazione transfrontaliera e di integrazione regionale finalizzato a stimolare nuovi investimenti stranieri e pertanto a favorire la crescita economica dell’intera regione.
Open Balkans doveva dar vita ad un mercato unico regionale per la libera circolazione di servizi e beni
Elaborato nel 2019 con una dichiarazione sottoscritta a Novi Sad dagli esponenti politici di Albania, Macedonia del Nord e Serbia, dichiarazione seguita da altre due congiunte firmate a Tirana e ad Ohrid, il programma Open Balkans è divenuto realtà soltanto due anni dopo con il dichiarato obiettivo di dar vita ad una sorta di mini Schengen, un mercato unico regionale che includesse Macedonia del Nord, Albania e Serbia per consentire la libera circolazione di persone, servizi e beni.
Nonostante il fervore e l’iniziale entusiasmo, l’iniziativa Open Balkans pare ormai ad un definitivo punto morto.
L’opinione generale è che tale stallo sia dovuto innanzitutto al fatto che i principali promotori di Open Balkans, il primo ministro dell’Albania Edi Rama ed il presidente della Serbia Aleksandar Vučić, non siano disposti a sosenere iniziative inerenti ai Balcani che si trasformino poi in forti attriti a livello politico interno.
In secondo luogo da considerare il mancato coinvolgimento di Kosovo, Bosnia Erzegovina e Montenegro in un’iniziativa per la quale hanno peraltro mai mostrato particolare fiducia.
Al contrario, Open Balkans ha migliorato ulteriormente i rapporti fra Serbia e Macedonia del Nord
La mini Schengen costituita dal progetto Open Balkans ha invece sempre avuto il sostegno di Serbia e Macedonia del Nord, Paesi determinati a creare una sorta di mercato unificato, una vera comunità in grado di operare all’insegna del partenariato di imprese.
Tale visione di ampio respiro ha portato ancora recentemente risultati significativi per Belgrado e Skopje quali l’apertura di una filiale della Camera di Commercio e Industria della Serbia (PKS) nella capitale della Macedonia del Nord (vedi link: La Camera di Commercio della Serbia (PKS) apre a Skopje).
Rilanciato nel corso dell’Economic Forum on Regional Cooperation del 2021 Open Balkans mirava sin da allora a raccogliere adesioni anche da parte di Montenegro, Kosovo e Bosnia Erzegovina.
La protesta del 19 Gennaio non è che l’ultima contro Open Balkans
In effetti l’opposizione in Albania al progetto Open Balkans dura da anni ed una delle più aspre era stata la manifestazione di protesta avvenuta nel Dicembre 2021 in occasione dell’incontro a Tirana dei premier di Albania, Macedonia del Nord e Serbia.
In quell’occasione i manifestanti avevano dato alle fiamme alcune bandiere della Serbia ed in merito all’iniziativa Open Balkans la avevano definita un tentativo “diabolico” finalizzato ad estendere su tutti i Balcani l’egemonia di Belgrado.
In ogni caso la manifestazione di protesta avvenuta pochi giorni fa a Tirana non potrà non incidere sull’evoluzione dell’ambizioso progetto Open Balkans ed il Governo dell’Albania dovrà necessariamente dare risposta alle preoccupazioni espresse da così numerosi cittadini.
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