In attesa di una intervista con l’Avvocato cassazionista Jeton Xhaferi, eletto Presidente della Chamber of Commerce and Industry Albania-India (CCI Albania-India) sin dalla sua fondazione, abbiamo voluto dedicare questo articolo ai Paesi Brics, alla loro crescita sotto il profilo numerico ed al loro peso per quanto riguarda la crescita globale pur se con una particolare attenzione all’India.
Bric è un acronimo da attribuire ad un economista della Goldman Sachs che nel lontano 2001 aveva voluto indicare in tal modo le economie di Paesi emergenti caratterizzati da Pil in ascesa e grandi risorse naturali strategiche destinate, secondo la sua visione, a monopolizzare l’economia mondiale entro il 2050 (vedi link: GoldmanSachs).
A questo gruppo di economie in forte sviluppo, acronimo inizialmente di Brasile, Russia, India e Cina, si è aggiunto il Sudafrica nel 2010 mentre Egitto, Iran, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti ed Etiopia vi hanno aderito ad inizio anno.
Un ulteriore e significativo elemento che contraddistingue i Paesi Brics è l’obiettivo di dar vita ad accordi bilaterali de-dollarizzati per realizzare in tal modo un nuovo ed alternativo sistema finanziario e commerciale.
La de-dollarizzazione alla base degli accordi bilaterali auspicati dai Paesi Brics dovrebbe avere luogo attraverso il lancio di una nuova divisa comune, secondo l’idea del Presidente del Brasile Luiz Inacio Lula da Silva.
La crescita dei Paesi Brics è stata confermata anche recentemente dai nuovi e recenti ingressi, fatta eccezione per quanto riguarda l’Argentina il cui neo eletto presidente Javier Milei ha dichiarato a fine dello scorso anno che non avrebbe continuato nel solco del suo predecessore Alberto Fernandez.
In ogni caso è importante sottolineare che il peso sul Pil nominale globale dei Paesi Brics ha raggiunto il 26% nel 2022, praticamente triplicato rispetto all’8,9% del 2003.
Senza contare naturalmente che i Paesi Brics contano per il 42% della popolazione, il 30% del territorio ed il 18% delle esportazioni mondiali.
Un aspetto particolarmente rilevante da sottolineare è che malgrado i numerosi elementi culturali, politici e storici dissimili che li caratterizzano, i Paesi Brics hanno de facto determinato uno spostamento del baricentro economico del globo.
Si pensi, a questo proposito, ad un Paese emergente divenuto ormai player internazionale come l’India, una potenza globale grazie alla diplomazia economica.
L’indiscutibile costante crescita non è però una caratteristica comune di tutti i Paesi Brics, almeno per quanto riguarda gli ultimi anni.
Infatti se le economie dei quattro fondatori dei Bric e cioè Brasile, Russia, India e Cina sono cresciute sino al 2012 addirittura meglio di quanto preventivato da Goldman Sachs, solamente la Cina nel decennio successivo ha continuato a superare le aspettative mentre l’India ha “soltanto” retto sia la crisi del mercato azionario nel 2015-2016 che le gravi problematiche internazionali, “pandemiche” e belliche, degli anni successivi.
Per precisione, sempre nel decennio al quale facciamo riferimento, Sudafrica, Brasile e Russia avevano addirittura accusato performance assolutamente non coerenti con le loro potenzialità al punto che nel 2015, a fronte di perdite del 21% in cinque anni, lo stesso Goldman Sachs aveva accantonato il proprio fondo dedicato ai Bric (vedi link: Goldman’s Bric era ends).
A conferma di questa chiave di lettura è sufficiente analizzare gli investimenti diretti esteri fra Paesi Brics ed al loro interscambio commerciale oltre naturalmente i mercati finanziari ed il predominio cinese risulterà subito evidente.
La diffusa e legittima fiducia internazionale nei confronti del Paese asiatico e delle sue potenzialità anche in campo economico si basano su svariati motivi, eccone alcuni.
Nel 2020 l’India ha dato l’avvio ai lanci privati nello spazio determinando in tal modo una forte crescita di startup negli anni successivi.
Infatti in meno di tre anni il loro numero è passato da 21 a 47.
Il motivo di tale sviluppo è anche da ricercare nel fatto che l’India sia vista dagli investitori internazionali come una alternativa decisamente meno costosa rispetto alle società di lancio europee, molte delle quali peraltro ancora in fase di crescita.
In ogni caso, le startup spaziali indiane nel 2017 avevano ricevuto solo US$38 milioni da parte degli investitori internazionali mentre nel 2022 gli investimenti avevano toccato la cifra record di US$119 milioni.
La fiducia e l’interesse dimostrato fattivamente da parte degli investitori internazionali ha così determinato un considerevole sviluppo per società spaziali indiane comunque giovani come Agnikul Cosmos, Pixxel, Skyroot e Satsure che offre servizi di dati satellitari ed analisi.
Anche alla luce di questi importanti riscontri, il Governo del Primo Ministro Narendra Modi ha sempre attivamente sostenuto lo sviluppo dei programmi di lanci spaziali dell’India con l’obiettivo di far quintuplicare alle proprie società spaziali private le quote del mercato globale dei lanci in meno di un decennio.
L’intera infrastruttura di lancio in India è gestita dalla Indian Space Research Organization (ISRO) ed il lancio nello spazio del primo razzo realizzato da imprese private in India ha avuto luogo a fine 2022 ad opera di Skyroot Aerospace.
Il 14 Luglio 2023 l’India è stato il primo Paese al mondo a raggiungere il Polo Sud della luna con la sonda spaziale Chandrayaan-3 nonostante la spesa pubblica dell’India destinata a tale tipo di missioni sia soltanto il 6% del budget che gli Usa destinano allo spazio.
La popolazione dell’India, circa 1,4 miliardi di persone, ha superato ad inizio 2023 quella della Cina e questo è un altro record indiscusso.
Gli abitanti dell’India in età lavorativa supereranno i 100 milioni entro il 2030 e ciò determinerà una forte e rapida crescita dei consumi specie alla luce dell’età media estremamente giovane della popolazione.
I motivi elencati, limitati numericamente oltre che concisi, dimostrano le ragioni del diffuso sentiment nei confronti del Governo del Primo Ministro Narendra Modi in carica in India dal 2014.
Le politiche di Narendra Modi hanno infatti determinato conseguenze positive per quanto riguarda gli investimenti ed il programma Make in India (vedi link: Make in India) destinato a favorire gli investimenti diretti esteri e gli imprenditori stranieri ne è la conferma.
Riduzione dei costi amministrativi delle attività commerciali, specifiche iniziative finalizzate allo sviluppo delle competenze dei lavoratori oltre a numerosi sgravi ed incentivi caratterizzano le politiche del Primo Ministro che dimostra con i fatti la massima determinazione nel favorire la presenza in India dell’imprenditoria estera.
Ad inizio Marzo, sulla base del forte slancio che ha accompagnato l’economia del Paese asiatico negli ultimi trimestri, Moody’s Investor Service ha modificato in senso decisamente positivo le proprie previsioni sul Pil dell’India (vedi link: Moody’s raises India’s 2024 GDP forecast sharply).
Infatti per l’anno in corso Moody’s ha aumentato le stime di crescita dell’India dal 6,1% al 6,8% a fronte di una crescita sostenuta e rapida guidata dai settori delle costruzioni e dalle attività manifatturiere.
Fra i principali obiettivi del Governo del Primo Ministro dell’India Narendra Modi vi è la crescita ad oltre il 50% del tasso di partecipazione della forza lavoro attualmente al 46%, il calo della disoccupazione attualmente all’8% e l’incremento dell’alfabetizzazione ad oltre l’80% ed attualmente al 78% circa.
Al momento il Pil dell’India è decisamente inferiore a quello della Cina ma le proiezioni indicano chiaramente che il peso dell’India per quanto riguarda la crescita globale toccherà entro il 2028 circa il 13%, largamente superiore a quello degli Usa.
Sempre a questo proposito è interessante sottolineare che nel 2023 il Pil dell’India ha superato quello della Gran Bretagna ed in base alle proiezioni lo stesso sorpasso avverrà entro i prossimi 5/6 anni nei confronti di Giappone e Germania.
E’ consequenziale che, a fronte della parabola discendente della Cina dopo un boom durato oltre mezzo secolo, il peso dell’India sarà di estrema rilevanza non solo all’interno del gruppo dei Paesi Brics ma anche a livello globale.
La presenza italiana all’interno della Chamber of Commerce and Industry Albania-India (CCI Albania-India)
Come già sottolineato dall’Avvocato cassazionista Jeton Xhaferi, Presidente della Chamber of Commerce and Industry Albania-India (CCI Albania-India), la presenza italiana all’interno della CCI Albania-India conferma il profondo interesse nei confronti sia dell’Albania che dell’India ma in merito al Paese asiatico in particolare è importante ricordare a questo proposito che una parte non irrilevante dei US$71 miliardi di investimenti diretti esteri in India nel 2023 arrivavano proprio dall’Italia.
Le aziende italiane in India sono oltre 700 con un fatturato che complessivamente sfiora i €10 miliardi e l’interscambio fra i due Paesi ha toccato i €14 miliardi nel 2023.
Numeri significativi che dimostrano il reciproco interesse tra Italia ed India oltre che il ruolo significativo che la Chamber of Commerce and Industry Albania-India (CCI Albania-India) presieduta dall’Avvocato Cassazionista Jeton Xhaferi si troverà a svolgere in qualità di “ponte” economico e culturale.
.Il prossimo 1′ Giugno, dopo ben sette fasi, termineranno in India le elezioni cominciate il 19 Aprile mentre lo spoglio avverrà in un solo giorno, il 4 Giugno.
Nella quarta tornata avvenuta il 13 Maggio scorso oltre 170 milioni di elettori in dieci differenti territori e Stati hanno avuto modo di scegliere 96 parlamentari della Camera bassa.
Secondo previsioni attendibili le elezioni più grandi del mondo potrebbero dare al Primo Ministro Narendra Modi una vittoria schiacciante ed una ennesima rielezione che lo renderebbe il solo Primo Ministro ad aver governato l’India per tre mandati consecutivi dall’indipendenza del Paese.
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