Il problema dei cani randagi in Turchia, dai cinque ai sette milioni di esemplari, è tutt’altro che prossimo ad una soluzione.
L’ultima legge inerente ai problemi del randagismo ed ai diritti degli animali in Turchia è stata modificata nel 2021.
Le modifiche dell’epoca prevedevano la sterilizzazione dei cani randagi, sanzioni per l’abbandono di animali domestici e l’adozione obbligatoria di microchip mentre il ricorso all’eutanasia sugli animali che dopo la cattura non fossero stati adottati nei 30 giorni successivi era stato prontamente cancellato a seguito delle numerosissime e forti reazioni pubbliche contrarie in Turchia.
Forte opposizione all’introduzione dell’eutanasia per i cani randagi
Ora però, purtroppo, quest’ultimo provvedimento nei confronti dei cani randagi pare essere tornato all’ordine del giorno.
In Turchia la prima legge (vedi link: Legal Arrangernents related to Anirnal Welfare in Turkey) inerente a protezione e diritti degli animali risale al 2004 e prevedeva i metodi per cattura, castrazione e vaccinazione dei cani randagi, proibiva la loro uccisione tranne nei casi indicati nel Animal Health and Inspection Act 3285 ed anche l’eutanasia era vietata a meno che i cani randagi non soffrissero di “malattie incurabili e condizioni come malattie terminali”.
Sempre con riferimento alla prima legge varata in Turchia per protezione e diritti degli animali i Comuni risultavano pienamente responsabili per la cura dei cani randagi che dovevano essere ospitati in appositi rifugi dove, oltre ai vaccini, avrebbero anche ricevuto un chip per il loro tracciamento.
Nel 2012 la forza politica Justice and Development Party (AKP), a seguito di proteste di massa in Turchia (vedi link: Turkish Public Decries Plan to Round Up Stray Dogs), aveva avanzato un apposito disegno di legge “ per rimuovere gli animali randagi dalle strade e collocarli in santuari fuori dai paesi e dalle città”.
Dopo la vittoria elettorale nel 2018, il Presidente Recep Tayyip Erdoğan si era impegnato (vedi link: Erdogan vows) per migliorare la legge su protezione e diritti degli animali ed in effetti nel 2021 il Parlamento della Turchia aveva approvato un nuovo disegno di legge (vedi link: Turkish parliament) circa l’argomento particolarmente sentito del randagismo.
Nel disegno di legge varato in Turchia nel mese di Luglio del 2021 gli animali in genere, indicati come “esseri viventi”, venivano tutelati con specifici provvedimenti che rendevano l’abuso un reato punibile da sei mesi a quattro anni di reclusione e vietava la vendita di cani e gatti nei negozi di animali.
Nel Dicembre 2021 il Presidente Erdoğan aveva poi invitato tutti i Comuni, obbligati dall’attuale legge sui diritti degli animali a gestire un rifugio preposto, della Turchia a radunare i cani randagi e mandarli nei luoghi idonei.
Purtroppo però soltanto 294 Comuni sui 1.394 complessivi sono dotati dei rifugi idonei richiesti dalla legge e spesso quelli che lo sono non dispongono di un’efficace e sistematico sistema di sterilizzazione.
Come se ciò non bastasse, secondo Haydar Özkan vicepresidente della confederazione per i diritti alla vita degli animali (Haykonfed) la nuova proposta di legge in Turchia (vedi link: Progetto raccolta animali randagi) non è altro che un “massacro mascherato da eutanasia”.
Per Haydar Özkan l’unica soluzione sostenibile ed umana al problema del randagismo in Turchia “è una campagna di sterilizzazione sostenibile con la partecipazione di tutti i Comuni.
Tutti i Comuni dovrebbero istituire un centro di sterilizzazione, impiegare un numero sufficiente di veterinari e personale assistente ed avviare una simultanea campagna di sterilizzazione sostenibile in conformità con le norme mediche ed etiche”.
Recentemente però forza politica Justice and Development Party (AKP) ha presentato una proposta di legge a proposito del randagismo in Turchia che, traendo spunto da svariati modelli legislativi internazionali, introduce la pratica dell’eutanasia ai cani randagi qualora non vengano adottati dopo un certo lasso di tempo successivo alla loro cattura.
Tale proposta di legge in fase di esame in Turchia attibuisce nuovamente ai Comuni la responsabilità di affrontare e gestire il problema del randagismo a cominciare da specifici rifugi dove i cani randagi dovrebbero essere rinchiusi, fotografati e pubblicati nei rispettivi siti web destinati agli annunci di adozione.
Qualora però le adozioni non dovessero avvenire nei 30 giorni successivi, gli esemplari catturati subirebbero l’eutanasia.
A proposito dei numerosi modelli legislativi internazionali ai quali la nuova proposta di legge della Turchia pare ispirarsi a proposito del randagismo è bene sottolineare che in Paesi come il Portogallo e l’Italia vi è un approccio completamente diverso nei confronti dei cani randagi.
In questi Paesi infatti i cani sani non vengono uccisi e specie in Italia il processo di verifica e di decisione finale in merito all’eutanasia non è una procedura affatto semplice in quanto è giustamente indispensabile dimostrare che nessun trattamento attuale sarà utile per i cani malati.
Il caso dell’Italia viene infatti indicato come uno degli esempi di maggior successo insieme alla Germania ed all’Olanda.
Una soluzione umana e sostenibile per il randagismo in Turchia
La possibilità di introdurre l’eutanasia qualora i cani randagi catturati non fossero adottati ha subito determinato numerose reazioni contrarie, fra le prime quella di Haytap Ong, una federazione di associazioni per i diritti degli animali e l’assistenza a gatti e cani randagi in Turchia.
Con sede ad Istanbul e guidata da Ahmet Kemal Şenpolat, Haytap Ong (vedi link: Haytap Ong) è stata fondata nel Luglio 2008 attraverso l’unificazione di cinque associazioni per i diritti degli animali, conta attualmente 21 associazioni di cui una nell’Azerbaijan e ben 61 rappresentanze.
Fra le numerose iniziative portate avanti da Haytap Ong vi è la sensibilizzazione sulle violazioni dei diritti degli animali non solo nelle idonee sedi processuali ma anche attraverso formazione e programmi educativi scolastici finalizzati alla diffusione del suo messaggio.
Pur battendosi contro il fenomeno del randagismo attraverso una idonea prevenzione, Haytap Ong sostiene la presenza di gatti e cani randagi ad un livello tollerabile.
Per tornare al problema del randagismo in Turchia, gli attivisti per i diritti degli animali sostengono proposte alternative quali la sterilizzazione mirata, la vaccinazione ed il rilascio dei cani randagi nei loro territori di origine al fine di fornire una soluzione sostenibile alla luce della priorità del benessere degli animali.
La proposta di legge che potrebbe introdurre la pratica dell’eutanasia in Turchia sui cani randagi catturati e non adottati nei 30 giorni successivi riflette un problema grave e vasto che riguarderebbe un elevatissimo numero di cani randaggi, probabilmente dai cinque ai sette milioni, che sarebbe assolutamente impossibile ospitare in apposite strutture comunali di ricovero in quanto del tutto inesistenti per i numeri quasi ingestibili che caratterizzano il fenomeno del randagismo.
I numerosissimi oppositori della nuova proposta di legge sottolineano poi la disumanità dell’eutanasia come soluzione al problema del randagismo in Turchia e ricordano inoltre al Governo che i rifugi esistenti per cani randagi sono pochi, in pessimo stato, sottofinanziati e con disponibilità limitata.
Un rifugio modello per cani randagi in Turchia
A proposito di rifugi per cani randagi in Turchia merita una giusta attenzione il caso di Patiliköy, traducibile come “villaggio delle zampe”, un rifugio fondato nel 2011 da Volkan Koç alla periferia di Ankara.
Inizialmente gli ospiti di Patiliköy erano poche decine ma nel corso degli anni il numero di cani randagi, molti dei quali disabili, del “villaggio delle zampe” ha superato le 900 unità.
Grazie a Volkan Koç ed all’aiuto di numerosi volontari che si battono in Turchia per i diritti degli animali Patiliköy è riuscito a realizzare ampie cucce singole per gli ospiti, in inverno i cani randagi presenti possono fare affidamento su tende e casette prefabbricate riscaldate mentre in estate hanno a disposizione una piscina apposita.
Il “villaggio delle zampe” di Volkan Koç, uno splendido esempio di rifugio ideato per le esigenze dei cani randagi di Ankara, è sempre aperto alle visite di quanti credono nei diritti degli animali e vale ampiamente la pena di recarvisi magari nel corso del vostro prossimo viaggio in Turchia.
Fra le numerose reazioni contrarie da parte di attivisti per i diritti degli animali ed organizzazioni non governative in Turchia vi è quella dell’Ordine degli Avvocati che sostiene la necessità di affrontare le cause della piaga del randagismo in Turchia dalle sue stesse radici, quali ad esempio la tendenza stagionale dell’abbandono di animali specialmente nelle regioni turistiche.
Le proposte delle università in merito al randagismo in Turchia
Tra le soluzioni tese alla soluzione sostenibile ed umana del problema del randagismo in Turchia vi è quella del rettore di una università di Istanbul, Hasan Alpak, decano della Facoltà di Medicina Veterinaria di Cerrahpaşa.
La sua proposta, sempre basata sul mantenimento del benessere degli animali, consiste nella partecipazione volontaria di alcune centinaia di studenti degli ultimi due anni di università che, con la collaborazione di Comuni ed istituzioni pubbliche della Turchia, potrebbero procedere con sterilizzazioni di massa di cani randagi.
Le uniche cose necessarie sarebbero i materiali e la creazione di apposite aree operative.
Ad Istanbul i gatti e cani randagi sono stimati tra i 400mila ed i 600mila esemplari ma realizzando il progetto del rettore universitario la popolazione canina diminuirebbe sensibilmente nei primi cinque anni per poi ridursi, anche per via dei decessi naturali legati all’invecchiamento, a 50mila esemplari dopo circa un decennio.
La sterilizzazione suggerita dal rettore Hasan Alpak risolverebbe positivamente in Turchia anche il problema delle aggressioni da parte di cani randagi poiché il loro comportamento aggressivo diminuisce sensibilmente dopo la sterilizzazione a fronte di un progressivo mutamento della loro struttura ormonale.
Ahmet Kemal Şenpolat, responsabile dell’organizzazione per i diritti degli animali Haytap Ong, ha dichiarato a proposito del problema del randagismo che la raccolta e la successiva uccisione dei cani randagi catturati non sono metodi praticabili né tantomeno umani per il controllo del fenomeno che, al contrario, deve essere affrontato in Turchia in ben altra maniera e cioè con sterilizzazioni regolari, divieto di vendita di animali domestici ed elevate sanzioni in caso di abbandono.
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