Per comprendere l’affaire Rio Tinto occorre prima approfondire l’argomento delle riserve minerarie in Serbia.
In Serbia tutte le imprese coinvolte in attività estrattive sono tenute ad informare l’Istituto Geologico circa le scoperte minerarie effettuate consentendo in tal modo un monitoraggio costante ed estremamente aggiornato delle riserve minerarie e del loro valore.
E’ appunto grazie a questa attività continua di informazioni che l’Istituto Geologico ha recentemente annunciato attraverso il suo direttore Dragoman Rabrenović che il valore delle riserve minerarie della Serbia si aggira intorno ai $200 miliardi.
Molto recentemente sono poi stati scoperti in Serbia alcuni giacimenti nell’area di Žagubica e le prime stime indicano la presenza di filoni auriferi per non meno di $4 miliardi.
Le riserve minerarie in Serbia includono ovviamente anche minerali differenti dall’oro citato ed a questo proposito torna immediatamente alla memoria la questione più che mai aperta del maxi giacimento di litio e boro scoperto circa 20 anni fa nella valle di Jadar e che vede il coinvolgimento della multinazionale anglo-australiana Rio Tinto Group, la terza più grande al mondo del settore e della popolazione locale peraltro assolutamente contraria al progetto estrattivo.
Se il direttore dell’Istituto Geologico della Serbia Rabrenović ha affermato, parlando delle conseguenze ambientali dell’estrazione dell’oro, che la ricerca geologica è generalmente sicura la questione inerente al maxi giacimento di litio della valle di Jadar è totalmente differente.
Si tenga presente che quello scoperto in Serbia è probabilmente uno dei giacimenti più estesi al mondo con ben 136 milioni di tonnellate di litio stimate, circa il 10% delle riserve globali, una materia prima necessaria per la realizzazione di telefoni cellulari, prodotti di tipo medico e tecnologie spaziali necessarie all’esplorazione spaziale.
Oltre naturalmente alle batterie per veicoli elettrici.
A questo punto è facile comprendere la rilevanza che tale scoperta rappresenta per l’intero settore delle riserve minerarie della Serbia.

L’elemento di valore del maxi giacimento della valle di Jadar in Serbia è rappresentato da boro e litio che Rio Tinto Group ha scoperto, unico al mondo perché contiene jadarite, un nuovo minerale di litio sodio borosilicato (LiNaSiB₃O₇OH).
Mentre il carbonato di litio è un minerale fondamentale per le batterie di veicoli elettrici l’acido borico è necessario per apparecchiature quali turbine eoliche e pannelli solari.
Rio Tinto Group, che nel mese di Luglio 2021 aveva annunciato un investimento di $2,4 miliardi, ha stimato dal maxi giacimento della valle di Jadar l’estrazione di 2,3 milioni di tonnellate di carbonato di litio e 160.000 tonnellate di acido borico.
Naturalmente una proiezione fatta sulla “vita estrattiva” del giacimento della valle di Jadar di circa 40 anni.
E’ dal lontano 2004, inizio pare dei rapporti fra Belgrado e la multinazionale, che l’affaire Rio Tinto tiene banco nella delicata questione delle riserve minerarie della Serbia.
Una questione estremamente delicata alla luce delle pesanti ed oggettive implicazioni sul piano ambientale, dalle esalazioni legate all’attività estrattiva sino alla dimensione dell’area interessata di circa 2.000 ettari.
Nel frattempo in questi anni Rio Tinto Group ha già acquistato l’80% delle case e dei terreni che sorgono sopra il potenziale maxi giacimento di acido borico e carbonato di litio.
L’estrazione del litio sarebbe quindi stata ritenuta da più parti estremamente nociva non solo per l’ambiente e le popolazioni della valle di Jadar interessate ma addirittura per i Paesi confinanti con la Serbia, in particolare Montenegro, Croazia e Bosnia Erzegovina.
Questo anche per via del passaggio nell’area interessata di due dei principali corsi d’acqua di tutti i Balcani e cioè la Drina e la Sava.
La zona dove Rio Tinto Group vorrebbe creare una delle maggiori aree estrattive di carbonato di litio ed acido borico del pianeta fornisce acqua, attraverso i bacini idrici dei fiumi Drina e Sava, ad oltre 2,5 milioni di persone e sotto il profilo rurale è di estrema importanza per il Paese, una sorta di vero e proprio granaio.
Senza contare la necropoli di Paulje risalente all’età del Bronzo, il più grande cimitero dei Balcani del 1500-1000 a.C. presente proprio nell’area coinvolta.
Da tenere poi in grande considerazione anche il piano industriale, con relative implicazioni, consequenziale all’accordo preliminare sottoscritto nel 2014.
Un piano industriale che, attorno ai più estesi giacimenti di litio al mondo, avrebbe dato vita nella valle di Jadar ad un’area industriale vera e propria caratterizzata da attività connesse alla realizzazione di batterie al litio oltre alla lavorazione del materiale estratto con un potenziale occupazionale complessivo di circa 2.000 unità e possibili fabbriche preposte alla produzione di veicoli ibridi od elettrici.
La costituzione nel 2020 della società Rio Sava Exploration, emanazione diretta di Rio Tinto Group, è stata una delle prime mosse per la creazione di un tale incubo estrattivo e produttivo nel bel mezzo dei Balcani.

Ma chi è Rio Tinto Group?
Una multinazionale con 150 anni di storia a dir poco inquietanti come giustamente The Guardian ha sottolineato in un articolo su Rio Tinto Group estremamente interessante ed esaustivo ricordando le accuse rivoltele di corruzione, degrado ambientale e violazione dei diritti umani.
Ecco qualche esempio nel corso degli anni, citato sempre dal quotidiano britannico nel mese di Novembre 2021, che consentirà di comprendere con chi abbiano a che fare i serbi che si oppongono al progetto di estrazione di litio e boro nella valle di Jadar.
La dirigenza di Rio Tinto Group è finita sotto inchiesta per una accusa di frode relativa alla sua miniera di carbone in Mozambico, in Gran Bretagna ha dovuto pagare una multa di £27,4 milioni per violazione delle regole di trasparenza e divulgazione, in Papua Nuova Guinea i media locali hanno accusato la multinazionale di aver scaricato alla foce del fiume Kawerong-Jaba nientemeno che 1 miliardo di tonnellate di rifiuti derivanti da operazioni estrattive mentre nell’Australia occidentale ha fatto esplodere intinzionalmente una antica grotta.
Nel frattempo le manifestazioni contro il progetto di maxi polo estrattivo di acido borico e carbonato di litio della valle di Jadar sono continuate anche con violenti scontri provocati da misteriosi incappucciati che in più occasioni hanno attaccato i manifestanti mentre il Presidente della Serbia, Aleksandar Vučić, si è sempre dimostrato favorevole al progetto Rio Tinto Group.
Talmente favorevole da aver fatto la seguente dichiarazione: “Non abbiamo mare o risorse naturali che ci porteranno milioni.
Abbiamo il giacimento di Jadar e mi viene da ridere a pensare che le persone stanno protestando per questo.
Dicono che ci sarà un disastro ambientale, ma non è vero”.
Risale al mese di Gennaio 2022 la dichiarazione di Rio Tinto Group di rinviare al 2027 tutte le operazioni estrattive di acido borico e carbonato di litio.
La motivazione ufficiale adottata dalla multinazionale anglo-australiano è stata la mancata valutazione di impatto ambientale dovuta al ritardo nell’ottenimento di un prerequisito determinante e cioè l’approvazione della licenza di esplorazione.
Pur a fronte del rinvio della prima produzione commerciale Rio Tinto Group continuava però a dimostrare una profonda convinzione circa la realizzazione del progetto e la continuazione dei propri investimenti nonostante le dichiarazioni del Primo Ministro Ana Brnabic circa il prossimo annullamento del progetto.

Anche secondo il Presidente della Serbia Aleksandar Vučić il Governo avrebbe optato per il divieto di sfruttamento del litio e boro presenti nella valle di Jadar.
Tali prese di posizione ufficiali avvenivano dopo settimane di ulteriori manifestazioni contrarie non solo da parte degli ambientalisti ma anche di agricoltori, piccoli proprietari di terreni e di immobili il cui futuro pareva minacciato dagli espropri qualora il Governo avesse dichiarato di rilevanza nazionale il progetto anglo-australiano.
L’effettiva cancellazione da parte del Governo di tutti i permessi di estrazione concessi a Rio Tinto Group è stata comunque, secondo il movimento Kreni-promeni a capo delle manifestazioni di protesta, una semplice operazione di facciata nella prossimità delle elezioni politiche dell’Aprile 2022.
Secondo il movimento, soltanto una moratoria di 20 anni circa l’attività mineraria in Serbia potrà mettere la parola fine ad un progetto le cui ricadute sarebbero state devastanti.
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