Da più parti, il progetto della diga di Skavica in Albania è stato definito come l’ultima cosa di cui l’Albania potesse aver bisogno.
Questa considerazione rapida e di estremo effetto si basa sulle gravi e variegate conseguenze che la realizzazione della diga di Skavica determinerebbe.
Il progetto idroelettrico di Skavica comprende infatti una grande diga costruita in una gola incontaminata con alte scogliere vicino al villaggio di Skavica (vedi Google Maps link: Skavica) nel territorio del Comune di Kukës, anche se le conseguenze peggiori si avrebbero in quello di Dibër.
Conseguenze irreparabili quali la perdita di oltre 15 mila ettari di terreni agricoli, pascoli e foreste, l’allagamento di 41 villaggi, molte migliaia di sfollati oltre alla totale estinzione del più raro felino d’Europa, il Lynx lynx balcanicus, la lince dei Balcani.

Secondo pareri autorevoli l’Albania sta spingendo per la realizzazione di nuove dighe destinate alla produzione di energia idroelettrica.
L’Albania fa molto affidamento sull’energia idroelettrica, con il 95% della sua elettricità prodotta internamente generata in questo modo ma piuttosto che costruire nuove dighe non sarebbe forse meglio focalizzare la propria attenzione sulla sicurezza energetica, investendo nell’efficienza energetica ed in impianti eolici e solari oltre che nella ricostruzione delle dighe esistenti?
E’ infatti risaputo che i progetti idroelettrici comportano seri rischi per le persone e la natura, rischi che molto spesso superano i benefici economici.
Nei casi peggiori vaste aree di terra vengono allagate, i fiumi vengono convertiti in bacini artificiali, gli animali selvatici vengono portati all’estinzione ed il Paese rimane alla fine prigioniero di debiti esteri e con un sistema energetico vulnerabile dal punto di vista climatico.
E’ infatti risaputo che i progetti idroelettrici comportano seri rischi per le persone e la natura, rischi che molto spesso superano i benefici economici.
Nei casi peggiori vaste aree di terra vengono allagate, i fiumi vengono convertiti in bacini artificiali, gli animali selvatici vengono portati all’estinzione ed il Paese rimane alla fine prigioniero di debiti esteri e con un sistema energetico vulnerabile dal punto di vista climatico.
Al momento le informazioni ufficiali sulla progettazione ed ubicazione precisa della diga di Skavica sono scarse visto che la valutazione dell’impatto ambientale e sociale (ESIA) è stata completata solo recentemente ma secondo il promotore del progetto, la società albanese Energy Corporation ( KESH), la diga di Skavica sarà probabilmente alta 147 metri.
A proposito del promotore del soggetto è essenziale, per comprendere ciò che può essere accaduto, fare un passo indietro esattamente al mese di Luglio 2021.
Il contratto preliminare tra il promotore del progetto della diga di Skavica, la società statale KESH, ed il colosso statunitense delle costruzioni Bechtel per quanto concerne la prima fase del progetto della diga di Skavica risulta infatti essere stato firmato, apparentemente senza alcuna procedura di gara, proprio in quella data.
La prima fase del progetto della diga di Skavica prevede la realizzazione di strade di accesso per i luoghi di operazione, lo svolgimento di indagini tecniche e naturalmente la stesura di un valutazione di impatto ambientale e sociale (ESIA).

Curiosamente la prima fase del progetto è stata preceduta da una legge speciale approvata in parlamento (n.38/2021) con il nome della società incluso nella legge.
In tal modo sono stati eliminati de facto sia gli appalti aperti che la concorrenza.
Per chi ha memoria, un fatto simile è accaduto pochi anni fa quando una simile legge speciale, in occasione del parziale abbattimento e successiva ricostruzione del Teatro Nazionale d’Albania, era stata ritenuta incostituzionale dalla Corte Costituzionale albanese.
Un altro elemento essenziale per meglio comprendere lo scenario che ruota attorno al progetto della diga di Skavica è costituito da Bechtel, colosso statunitense delle costruzioni peraltro ben conosciuto in Kosovo, Macedonia del Nord e Romania per il suo coinvolgimento in progetti costosi od infruttuosi.
Tutti fattori che aumentano fortemente il rischio di possibile corruzione oltre ai legittimi dubbi sul rapporto qualità-prezzo del progetto oltre che sulla significatività della valutazione di impatto ambientale.
Come se non bastasse, se gli accordi sono già stati concordati a porte chiuse non c’è che da aspettarsi che l’ESIA fornisca magicamente la risposta “giusta” a prescindere dagli effetivi riscontri.
In un interessante e dettagliato report (vedi link: report) di Euronatur (vedi link: Euronatur) e Riverwatch (vedi link: Riverwatch) focalizzato sull’area dei Balcani si sostiene che i fiumi dell’Europa sud-orientale sono tra i più preziosi ed intatti ospitando anche la più alta concentrazione di specie ittiche endemiche.
Malauguratamente molte aree protette o degne di particolari attenzioni rientrano nella maggior parte dei nuovi progetti idroelettrici oltretutto violando trattati internazionali come la Convenzione di Berna sulla Conservazione della Fauna Selvatica Europea ed Habitat Naturali, legislazione dell’UE (direttive quadro Habitat, Uccelli ed Acqua) o legislazioni nazionali.
Sono ben 49 le specie di pesci d’acqua dolce minacciate di estinzione, di cui 18 specie endemiche, qualora tutti gli impianti idroelettrici previsti nei Balcani dovessero venire realizzati.
Senza contare naturalmente gli elevati rischi geologici comportati dalle centrali idroelettriche nella regione, rischi dovuti al complesso terreno carsico con la sua miriade di corsi d’acqua sotterranei od a causa di attività sismica o frane, sottolinea ancora il report.
Al progetto della diga di Skavica viena dedicato un ampio spazio da pag.16.

La foresta alluvionale che caratterizza la zona coinvolta dalla progettata diga di Skavica è un ulteriore elemento che dovrebbe fare come minimo valutare con la massima attenzione quanto potrebbe successivamente accadere.
Si tratta infatti della foresta alluvionale più estesa d’Albania, composta da ontano nero (Alnus glutinosa), pioppo nero (Populus nigra) e salice (Salix sp.), un habitat prioritario secondo la Direttiva Habitat dell’UE che verrebbe così definitivamente inondata dalle acque raccolte dalla diga di Skavica.
La conservazione di questa foresta è estremamente necessaria per immagazzinare più carbonio nel suolo, una tutela obbligatoria visto il gravissimo problema tutto albanese della deforestazione.
Il divieto di disboscamento, imposto sin dal 2015, è infatti dovuto al tasso di deforestazione più alto di tutta l’area europea.
Per ultimo, ma non ultimo per certo, vi è il caso del Lynx lynx balcanicus, la lince dei Balcani la cui sopravvivenza, già limitata numericamente, verrebbe definitivamente compromessa dalla realizzazione della diga di Skavica.
La lince dei Balcani conta ormai meno di 40 esemplari rimasti allo stato selvatico dei circa 280 contati negli anni ’70 e l’unica area con scogliere inaccessibili e foreste lontane dai villaggi che la lince può attraversare, tra il Parco Nazionale di Mavrovo nella Macedonia del Nord ed il monte Munella (vedi link: monte Munella) in Albania, è proprio la gola che vedrebbe sorgere la diga di Skavica.
Una tale invalicabile barriera porterebbe alla frammentazione dell’habitat ed all’isolamento delle uniche due popolazioni vitali di lince dei Balcani condannandole in tal modo all’estinzione.
Per la lince dei Balcani gli ambientalisti albanesi pensano che il luogo migliore per la sua tutela sia la regione montuosa nord orientale dove svetta il monte Munella, qualora venga dichiarata area protetta.
Sul Munella infatti resistono gli ultimi 40 esemplari circa di lince dei Balcani adulti e questa sorta di oasi sarebbe un rifugio sicuro da incendi dolosi, caccia, disboscamento clandestino e scavi minerari.

Un rifugio sicuro non soltanto per la lince dei Balcani ma anche per orsi bruni, lupi, caprioli e capre selvatiche.
La lince dei Balcani è stata inserita nel 2015 nell’elenco dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), una lista internazionale che include le specie minacciate ed in serio pericolo di estinzione.
La presenza continua della lince dei Balcani è stata rilevata da tempo comunque in solo due zone, separate ma ragionevolmente vicine, in Macedonia del Nord ed in Albania e per quanto se ne sappia l’unica area riproduttiva conosciuta è il Parco Nazionale di Mavrovo in Macedonia del Nord.
Molto interessante il progetto per il recupero della lince dei Balcani (vedi link: progetto) che viene portato avanti nel Parco Nazionale di Mavrovo in Macedonia del Nord da parte della fondazione Kora.
Iniziato nel 2006, il progetto per il recupero della lince dei Balcani vede come partners la Macedonian Ecological Society (MES), Macedonia del Nord, Protection and Preservation of Natural Environment in Albania (PPNEA), Albania, Environmentally Responsible Action (ERA) group, Kosovo ed EuroNatur Stiftung, Germania.
Gli ambientalisti albanesi non sono però ancora riusciti a spingere il Governo a dichiarare il monte Munella come area protetta.
Considerando tutti questi criteri, la progettata diga di Skavica in Albania è per certo estremamente dannosa.
Tuttavia, benchè il progetto possa rientrare nell’elenco del DFC di quelli categoricamente vietati, secondo il governo albanese la US International Development Finance Corporation (DFC) sta valutando la possibilità di finanziarlo.
Nonostante le intenzioni governative l’opposizione al progetto della diga di Skavica cresce incessantemente e non solo tra le popolazioni direttamente coinvolte in Albania.

Oltre al gruppo Facebook Opposition to Skavica Dam con circa 4.000 followers e ad una specifica petizione, numerose manifestazioni hanno avuto luogo anche negli USA ed a Londra, come da foto allegate, sia contro l’impianto pianificato che l’ambiguo processo decisionale.
La campagna Save the Blue Heart of Europe mira a proteggere i fiumi più preziosi dei Balcani dalla costruzione di centrali idroelettriche ed uno spazio particolare è dedicato al fiume Vjosa che sfocia nella laguna di Narta, nell’Albania meridionale, recentemente minacciata dal progetto dell’aeroporto di Valona.
La campagna è coordinata dalle ONG Riverwatch ed EuroNatur, ed è condotta congiuntamente con organizzazioni partner dei Balcani.