In Francia il costo del riarmo porterà a tagli lineari della spesa pubblica, dalle pensioni alla sanità.
Il costo del riarmo è la causa di tutte le misure proposte per il 2026 dal primo ministro François Bayrou e che si tradurranno in Francia in pesanti tagli alla spesa pubblica con relativo congelamento ai livelli del 2025 di aliquote fiscali e prestazioni sociali quali sanità e pensioni di anzianità che non subiranno più alcun adeguamento all’inflazione ed aumento delle tasse pari ad €40 miliardi.
I tagli alla sanità dovrebbero poi consistere nel raddoppio della franchigia medica annuale inerente ai farmaci pagati in Francia dai pazienti che pertanto passerà ad €100.
Unitamente a maggiori controlli per assenze per malattia, i tagli complessivi alla sanità ipotizzati dal primo ministro dovrebbero determinare risparmi pari a circa €21 miliardi.
La valutazione di S&P Global Ratings
Secondo S&P Global Ratings qualora i Paesi europei dell’alleanza atlantica non pongano in essere misure compensative alla spesa per il riarmo Nato al 3,5% del Pil le finanze pubbliche peggiorerebbero nettamente entro il 2035 per via di oltre €2mila milardi aggiuntivi al debito pubblico.
In ogni caso credito sovrano e mercati finanziari non dovrebbero risentire a breve a causa della corsa al riarmo europeo ma questo esclusivamente per via della disomogeneità della spesa da parte dei vari Paesi dell’alleanza.
Infatti quelli maggiormente indebitati avrebbero difficoltà non irrilevanti già ad affrontare modesti aumenti fatta eccezione per la Spagna che in maniera estremamente consapevole ha annunciato di non voler affatto raggiungere i nuovi obiettivi di spesa legati al riarmo europeo per non aggravare in alcun modo con tagli a pensioni, sanità e spesa pubblica le condizioni di vita dei propri cittadini.
Ma in Francia il costo da affrontare per riarmo europeo ed armamenti a Kiev nella sua guerra contro la Russia (i cui costi in termini di armamenti ricadranno come voluto da Washington sui Paesi del Vecchio Continente) non finisce a tagli e mancate indicizzazioni per le pensioni di anzianità.
Infatti entro il 2026 si prospetta anche la soppressione di svariate migliaia di posti di lavoro nella pubblica amministrazione, la sostituzione di solo 1/3 dei dipendenti pubblici a seguito di ritiro per pensione e l’eliminazione di due giorni festivi di rilievo nazionale e cioè del Lunedì di Pasqua e dell’8 Maggio che commemora la fine della II’ Guerra Mondiale.
L’aumento di produttività in Francia è la causa alla base della proposta di cancellazione dei due giorni festivi.
Elaborate per mantenere il pieno controllo del debito della Francia, le proposte del primo ministro basate su tagli alla spesa pubblica e prestazioni essenziali quali sanità e pensioni di anzianità mirano ad un risparmio complessivo di circa €43,8 miliardi.
Nel caso della metà della cifra e cioè circa €21 miliardi il risparmio ipotizzato dal primo ministro dovrebbe derivare da tagli lineari della spesa pubblica e cioè riduzione delle risorse finanziarie senza una attenta valutazione circa ogni settore colpito dalle misure di contenimento.
Ma per la copia Macron-Bayrou nulla ha importanza all’infuori del costo per il riarmo, l’unico ritenuto strategicamente prioritario e per il quale sono pronti anche a tagli alla spesa pubblica a scapito di servizi essenziali in Francia.
Il cappio al collo del 5% per il riarmo voluto dalla Nato
Occorre però tenere ben presente che dietro alle misure proposte a scapito del welfare dal primo ministro François Bayrou si cela, come detto precedentemente, una sola priorità e cioè quella del riarmo.
E’ legittimo sospettare che l’impegno assunto dalla Francia e dagli altri Paesi dell’alleanza atlantica sia stato concordato con grande superficialità e leggerenza poichè il 5% del Pil destinato al riarmo europeo determinerà infatti una spesa di diecimila miliardi di dollari in dieci anni come preventivato da Bloomberg per i soli Paesi del G7.
Con ReArm Europe il Vecchio Continente non punta tanto a crescita economica od ambigua difesa verso non chiari avversari ma piuttosto al consolidamento del proprio potere e prestigio geopolitico
Il nuovo pacchetto di difesa voluto dalla Commissione Europea e denominato ReArm Europe ammonta a ben €800 miliardi, una decisione estremamente gravosa sotto il profilo economico che non potrà che avere significative implicazioni per quanto concerne gli equilibri di potere a livello globale.
Il riarmo europeo è appannaggio dei fornitori Usa per il 64%
Il drastico orientamento verso il riarmo europeo, che trova la principale giustificazione nel conflitto di Kiev, è stato addirittura presentato dalla stessa Commissione come una potenziale fonte di crescita economica, innovazione e posti di lavoro per le stagnanti economie del Vecchio Continente.
Con i recenti possibili dazi gli Usa affossano le economie europee già gravate dagli acquisti di armi (americane) e di gas liquefatto (americano) estremamente più caro di quello della Russia (oggetto però di sanzioni)
In realtà è tutto da dimostrare che l’aumento esorbitante ed ingiustificato della spesa destinata al riarmo possa risolvere la ormai persistente stagnazione economica preso atto che l’attuale quota per la difesa europea non rimane affatto all’interno della Ue.
Infatti ben l’80% viene attualmente destinato a fornitori extra Ue basti pensare che nel periodo 2020/2024 il 64% delle importazioni di armi da parte dei Paesi Nato in Europa è stato appannaggio esclusivo degli Usa.
Le giustificazioni in termini di sicurezza verso indefiniti pericoli e quelli di vantaggi economici sono ben poco convincenti a fronte di nessuna minaccia concreta diretta verso Paesi europei o Nato.
La tanto sbandierata politica espansiva della Russia non è suffragata da alcun elemento probante ma bensì viene strategicamente strumentalizzata per incrementare il riarmo europeo in particolar modo nel caso della Germania.
Il cancelliere Merz ha infatti recentemente confermato la volontà di rendere la bundeswehr “l’esercito convenzionale più forte d’Europa”.
In ogni caso il sogno del riarmo europeo a cui vengono evidentemente attribuite taumaturgiche facoltà economiche è pura utopia visto che solo fra alcuni decenni il Vecchio Continente potrà essere preparato ad un conflitto (vedi link: Fit for war by 2030?).
Il punto non è il riarmo europeo o la ventilata e più che mai incerta crescita quando interi settori economici continuano ad essere ingessati da austerità e rigorismo ma bensì il consolidamento del potere e del prestigio geopolitico dell’Europa, proprio attraverso ReArm Europe, a fronte di una evidente volatilità di un ordine internazionale peraltro sempre più instabile.
Con gli €800 miliardi destinati al riarmo l’Europa mira solo al consolidamento del proprio potere e prestigio geopolitico
Benchè la strategia di riarmo europeo sia ben lungi dal fornire le pur minime garanzie circa l’impatto economico e geopolitico auspicato, l’unica certezza sono i nuovi oneri di debito di cui i già fragili bilanci nazionali dei singoli Paesi dovranno farsi carico affrontando il costo del rispettivo riarmo con pesanti tagli a spesa pubblica, sanità e pensioni.
Benchè non ancora pienamente delineato, il progetto egemonico imperniato su ReArm Europe altro non è che uno strumento impiegato strategicamente per utilizzare la guerra di Kiev come giustificazione e piena legittimazione per rafforzare la posizione geopolitica del Vecchio Continente, più che mai appannata ed economicamente indebolita dal rigorismo di saccenti ed arroganti micro economie, attraverso un velleitario e sconsiderato aumento di spese di riarmo.
Nel contempo, in quanto responsabile sia della raccolta di fondi sui mercati finanziari che del coordinamento degli appalti, attraverso le politiche di riarmo verrà sensibilmente accresciuto il ruolo ed il potere della Commissione Europea.
Sindacati e partiti pronti contro le “regressioni sociali” prospettate in Francia
I possibili tagli alle pensioni di anzianità attraverso il mancato adeguamento all’inflazione, alla sanità ed alla spesa pubblica in generale aggiuntivi alle altre misure elaborate dal primo ministro in materia di occupazione e di festività hanno rapidamente compattato le opposizioni ed i sindacati che hanno dichiarato di essere pronti a scendere nelle piazze contro le “regressioni sociali” che potrebbero entrare in vigore in Francia.
I tagli lineari della spesa pubblica da sanità a pensioni non riguarderanno ovviamente la spesa militare e la Francia destinerà nei prossimi due anni €6,5 miliardi per il costo del proprio riarmo
Dopo quanto programmato dalla Germania totalmente orientata a difesa (ma da chi?) e riarmo, la Francia di Macron che non vuole restare indietro punta con altrettanta decisione su una leva politica ormai purtroppo tornata accettabile e cioè il ricorso all’uso della forza, del tutto indifferente al costo di tali politiche di riarmo.
La stabilizzazione del rapporto deficit/Pil della Francia è poi il secondo obiettivo di François Bayrou che per realizzarlo entro il 2029 si concentrerà su riduzione di fondi destinati ad enti pubblici per €10 miliardi, ad enti locali per €5,3 miliardi ed altri tagli questa volta alla sanità per €5,5 miliardi mentre per le pensioni dovrebbe “limitarsi” alla mancata indicizzazione.
Oltre al costo per il riarmo ed alla spesa pubblica, il debito della Francia resta un problema grave e se nei primi mesi del 2023 aveva raggiunto €3mila miliardi, nel primo trimestre 2025 ha rappresentato il 114% del Pil e cioè oltre €3mila 345 miliardi.
Nei decenni questo problema si è peraltro sensibilmente acutizzato, basti pensare che nel 1973 corrispondeva al 40% del Pil della Francia mentre nel 2024 addirittura al 57%.
Un ringraziamento particolare a Pixabay che ha consentito l’utilizzo gratuito di immagini belle ed attinenti al contenuto.